venerdì 29 febbraio 2008

Il principe sul nostro pisello

E' già finita la partecipazione del principino Harry alla "Guerra dei Famosi". Quelle linguacce degli americani si sono lasciati sfuggire la notizia che il secondogenito di Diana coscialunga era a combattere in Afghanistan "per sfuggire ai paparazzi" (parole sue) ed è scattata l'operazione "salvate il soldato Harry". Lui aveva già fatto le sue amicizie là, che peccato.

Forse è meglio così, le guerre dei nostri tempi sono fatte per i poveracci, non sono adatte per i figli di sangue blu. Passò il tempo di Re Artù e Riccardo Cuor di Leone.
Oggi la più pregiata carne da macello è quella nera o ispanica, comunque proletaria.
Carnaccia dura che si fa ammazzare senza tante storie e che se ha la disgrazia di sopravvivere conciata per le feste in qualche ospedale per reduci, forse troverà qualche giornalista che dedicherà alla sua tragedia una manciata di foto scioccanti e un articolo da pubblicare su un rotocalco. Tra una star del cinema che entra in riabilitazione e un presidente puttaniere che va in vacanza tra le Alpi e le piramidi che comunque gli ruberanno la scena.

Torna a casa Harry, va, che è meglio. Un altro funerale con la nonna Liz che con l'espressione da poker saluta con la manina ed Elton John che canta in cattedrale non l'avremmo proprio retto.

domenica 24 febbraio 2008

P2dl

Che strano, il programma di Berlusconi e del Pdl, appena presentato, contiene, tra i soli undici punti principali e come fosse una cosa irrinunciabile, l'abolizione della validità legale del titolo di studio.
Una cosa che mi pareva di aver già letto da qualche parte tanto tempo fa.
Ma certo, nel solito "Piano di Rinascita Democratica" di nonno Licio, che diceva:
"b1) abolizione della validita' legale dei titoli di studio (per sfollare le universita' e dare il tempo di elaborare una seria riforma della scuola che attui i precetti della Costituzione)"
Il Piano era un ambizioso progetto politico che auspicava un sistema partitico bipolare con l'esclusione della sinistra radicale e i partiti organizzati in clubs dove si affermava, tra l'altro:
c) [...] Cosi' e' evidente che le forze dell'ordine possono essere mobilitate per ripulire il paese dai teppisti ordinari e pseudo politici e dalle relative centrali direttive soltanto alla condizione che la Magistratura li processi e condanni rapidamente inviandoli in carceri ove scontino la pena senza fomentare nuove rivolte o condurre una vita comoda.
Sotto tale profilo, sembra necessario che alle forze di P.S. sia restituita la facolta' di interrogatorio d'urgenza degli arrestati in presenza dei reati di eversione e tentata eversione dell'ordinamento, nonche' di violenza e resistenza alle forze dell'ordine, di violazione della legge sull'ordine pubblico, di sequestro di persona, di rapina a mano armata e di violenza in generale.
E più avanti:
d) Altro punto chiave e' l'immediata costituzione di una agenzia per il coordinamento della stampa locale (da acquisire con operazioni successive nel tempo) e della TV via cavo da impiantare a catena in modo da controllare la pubblica opinione media nel vivo del Paese. E' inoltre opportuno acquisire uno o due periodici da contrapporre a Panorama, Espresso, Europeo sulla formula viva "Settimanale".
Va bene, cosa c'entra, l'abolizione della validità legale del titolo di studio è una cosa che chiedono da tempo anche i Radicali e, se vogliamo essere pignoli, anche Tonino Di Pietro che chiede l'abolizione delle province potrebbe allora essere accusato di aver copiato dal Piano di Gelli.
Il fatto è che qui non è una rondine che non fa primavera. Le coincidenze tra il Piano di Rinascita Democratica e i programmi di FI sono talmente tante e stranote che, chi vuole, le può scoprire o riscoprire in questo interessante articolo.

Giusto per tenere a mente che ricorre quest'anno il trentesimo anniversario dell'iscrizione di Silvio Berlusconi alla loggia (26 gennaio 1978), tessera n° 1816. E' solo una coincidenza o, a volte, ritornano?



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sabato 23 febbraio 2008

Sorella Morte

Anche se te l’aspettavi perché c’era stato quell’episodio precedente, un cuore che si ferma per interminabili minuti e poi riprende per un miracolo e lo sai che i miracoli avvengono solo una volta nella vita, quando perdi qualcuno che ti è caro è sempre una sorpresa, una scossa di terremoto, uno squarcio nell’ordine naturale delle cose dove si affaccia chiassoso ed invadente il caos. E’ il non saper cosa fare adesso, la terra che ti manca sotto i piedi, la vertigine. Non può essere, ti ripeti, ho capito male.

Invece l’hai capito quando la dottoressina giovane giovane – che potrebbe essere tua figlia, ti è venuta incontro con quell’espressione negli occhi che diceva “non ho potuto far nulla” e ha sussurrato “mi dispiace”.
Questa volta i buoni miracolo sono terminati. Tu l’hai abbracciata perché l’hai vista fare tutto il possibile, quando è rimasta in ginocchio china per più di tre quarti d’ora su tua madre, cacciandole un tubo in gola, martellandole il petto ormai esausto, con te che reggevi una inutile e coreografica flebo. L’hai ringraziata per averci provato ad essere Dio invece che un semplice medico.

La botta dritta al cervello l’hai ricevuta ma tuo padre come reagirà? Cominci come al solito a preoccuparti più degli altri che di te stessa. E’ vecchio, sono stati assieme per cinquantanni, è diverso rimanere solo, per un vecchio.
Oh no, devi dirlo agli altri, ai parenti ed ai serpenti e sai già che nelle prossime ore sarà un disco rotto al telefono: “purtroppo devo darti una brutta notizia, questa volta se n’è andata davvero”. Ti stupirai di come tu rimarrai forte e lucida mentre i tuoi interlocutori scoppieranno a piangere al telefono. Tu sei forte, oppure ancora non te ne stai rendendo conto. Dicono che il peggio viene dopo qualche mese, o dopo un anno.

Sei privilegiata in fondo, potrai occuparti tu di tutto, nel settore li conosci tutti. Già, c’è da organizzare il funerale. Fai la telefonata: “sono io, sai la mamma…”, dall’altro lato una bestemmia, la solita reazione rabbiosa alla crudeltà di un Dio che non è in grado di evitare la morte, poi il conforto: “fai tutto tu, non ti preoccupare, pensa solo a mamma adesso”. Sei esausta, per stasera ne sono successe abbastanza di cose. Riesci a dormire, nonostante tutto, con il tuo compagno che nel letto ti abbraccia ancora più forte del solito, senza parlare.

Ti risvegli e, certo, è successo davvero, non era un incubo. Non c’è tempo per la disperazione, il gioco si fa duro adesso. Entri nella sua camera dove tutto è rimasto congelato in un assurdo fermo immagine, con la pillola da prendere prima di andare a dormire ancora lì sul comodino. Devi scegliere gli abiti per vestirla e ti senti una ladra che rovista nel suo armadio. Ci vuole un cambio completo. Anche se è inverno scegli un bell’abito di seta. Sembra impossibile crederlo ma al funerale ci sarà, tra i parenti, chi noterà se il colore dell’abito si intona con le scarpe.

La tua amica dell'obitorio l’ha vestita e pettinata e ti ha telefonato a fine turno chiedendoti di andare a vedere se andava tutto bene, perché altrimenti sarebbe tornata indietro apposta per qualunque cosa tu desiderassi cambiare.
Ti solleva vederla ora così serena, incredibilmente bella. Non avresti potuto rimanere con il ricordo di come l’hai vista ieri sera, con la sofferenza della vita che appariva ancora disperatamente aggrappata al suo volto.
Sono gli ultimi momenti che passi a fianco del suo corpo e cominci a sentirti mutilata. Ieri sera quando ti hanno detto che era morta hai pensato in un flash al cordone ombelicale, e ti eri resa conto che era veramente tagliato per sempre. Oggi è una gamba che ti manca, un braccio. Lei è già in un’altra dimensione e devi solo abituarti a pensarla in forma diversa e a sentirtela accanto comunque. Lei è lì in ogni caso, ed è più forte di prima. Siete solo voi due e puoi piangere quanto ti pare. E’ domani che dovrai essere forte.

Una cosa è certa, non la lascerai sola. L’accompagnerai fino all’ultimo, rimarrai lì con lei quando conterai per ventiquattro volte il suono dell’avvitatore, quando quel prete malandrino e anticonvenzionale ti farà leggere proprio accanto all’altare, anche se sei una peccatrice che non può ricevere la comunione, quel salmo così bello che si sente nei film americani: "il Signore è il mio pastore..."
Andrai tu a prenderla quando sarà pronta l'urna con le sue ceneri e la riporterai a casa.

La morte è burocrazia, lo sai: scartoffie, firme di parenti, fax, domande al Comune, moduli da compilare, marche da bollo. In questo caso, paradossalmente, tutta questa cartaccia ti ha aiutato a non pensare.
Sorella morte ti ha fatto visita, ti ha messa alla prova, tu che la bazzichi tutti i giorni e ha voluto vedere se eri tosta abbastanza come dicevi, se mantenevi il tuo professionale distacco. Tu l’hai guardata dritto negli occhi, le hai riso in faccia e l'hai mandata in culo, anche se avevi il cuore spezzato.

(già pubblicato su Mentecritica, novembre 2007)

***
E' passato un anno e, avevano ragione, è peggio adesso di allora.
Se nei mesi scorsi c'era come un'assurda convinzione che le cose potessero essere riavvolte all'indietro come un vecchio nastro vhs e che vi fosse spazio per la negazione, meraviglioso meccanismo di difesa che ti fa sopportare tutte le cose peggiori dei primi tempi, ora il velo è tolto e la realtà parla chiaro: chi hai perduto non tornerà mai più.
Scusatemi, il mio stato d'animo in questi giorni di anniversario è di assoluta e cupa tristezza. Un senso terribile di perdita, aggravato oltretutto dalla recentissima scomparsa di una dolcissima signora che avevo conosciuto da poco e che è passata come una meteora d'amicizia nella mia vita, riempiendo per un attimo il vuoto lasciato da mia madre.

Dopo questo senso di perdita, dicono, verrà l'accettazione e la rassegnazione e forse un giorno il ricordo di me bambina per le strade di Genova mano nella mano con la mia mamma non vorrà più dire il riaccendersi del fuoco del dolore che le lacrime non riescono a spegnere, ma resterà solo un dolcissimo ricordo.

Per mamma e per Rosy, buona notte, dolci principesse.


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venerdì 22 febbraio 2008

Quello che i candidati non dicono

Mentre Ralph Nader, candidato alle presidenziali americane nel 2000 per i Verdi e nel 2004 come indipendente, sta valutando l'opportunità di correre anche stavolta in alternativa ai due somarelli Hillary e Obama e all'elefantino McCain, candidati dei due partiti maggiori, colgo e traduco dal suo sito questo elenco di argomenti che lui definisce “i tabu dei candidati”, ovvero ciò di cui non si parla mai nei programmi elettorali. Nader si riferisce alla realtà americana ma il discorso è adattabilissimo, secondo me, anche alla competizione elettorale italiana di questi giorni. Se no che globalizzazione sarebbe?

Se cercherete su Wikipedia la biografia di Nader, il candidato più a sinistra d'America, già paladino dei consumatori, leggerete con stupore che è considerato colui che fece perdere Al Gore contro Bush nel 2000. In pratica, per la regola aurea che sostiene che votando per i candidati minori si diperdono voti, come dice Berlusconi, le preferenze a Nader in Florida avrebbero permesso la vittoria di Bush (muhahaha!). Mi sa invece che furono i brogli con le migliaia di elettori di colore cancellati preventivamente dalle liste e le macchinette della Diebold a fare il miracolo. Cosa che si ripeté quattro anni più tardi nello stato dell'Ohio, anch'esso decisivo per la seconda vittoria di Bush. Leggere il documentatissimo libro "Democrazia in vendita" di Greg Palast se la cosa non vi sembra possibile.

Il povero Nader, allora come forse alle prossime elezioni, cerca solo di essere un candidato presidente diverso, sicuramente più dalla parte della gente dei candidati ufficiali che, in fin dei conti, non sono poi così diversi l'uno dall'altro. E' il solito discorso dei due partiti, uno di destra e l'altro di estrema destra. Leggendo le interessanti argomentazioni di Ralph Nader qui di seguito e notando come siano molto più a sinistra non solo di Veltroni ma anche di Bertinotti, non vi cascano un poco le braccia pensando al nostro paese?
What the Candidates Avoid - Quello che i candidati non dicono

1) Non li sentirete parlare di una seria lotta contro il crimine organizzato, contro le frodi e gli abusi che hanno derubato miliardi di dollari dei lavoratori, degli investitori, di pensionati, contribuenti e consumatori.
Tra le riforme che non saranno mai da loro suggerite; fornire maggiori risorse per perseguire penalmente i truffatori e fare leggi per democratizzare il governo delle aziende, in modo da dare vero potere agli azionisti. Non sentirete i candidati chiedere a gran voce la restituzione dei guadagni illecitamente ottenuti e nemmeno leggi di trasparenza sul mercato.

2) Non li sentirete chiedere per i lavoratori un salario adeguato al costo della vita, invece di un salario minimo sindacale. Non supporteranno la richiesta di abrogare la legge antisindacato Taft-Hartley nel 1947, che ha impedito a più di 40 milioni di lavoratori di unirsi in sindacato per migliorare i salari e i diritti al di sopra dei livelli di McDonald’s o Walmart.

3) Non li sentirete richiedere il ritiro dal WTO e dal NAFTA. La negoziazione degli accordi economici dovrebbe rimanere separata da quella dei diritti dei lavoratori, dei consumatori e dell’ambiente, senza che essi siano subordinati ai diktat del commercio internazionale.

4) Non sentirete parlare di una riforma del sistema fiscale che lasci più soldi nelle tasche dei lavoratori e vada a tassare le cose che meno ci piacciono: l’inquinamento, la speculazione finanziaria e le tecnologie ad alto consume di energia. Non li sentirete nemmeno accennare ad un aumento del contributo fiscale per le aziende, le cui tasse sono andate sempre diminuendo negli ultimi 50 anni.

5) Non li sentirete parlare di sanità pubblica. Quasi sessant’anni dopo la prima proposta fatta dal presidente Truman, non abbiamo ancora un sistema sanitario per tutti, un programma che controlli qualità e costi e si focalizzi sulla prevenzione. Un’assistenza sanitaria completa salverebbe migliaia di vite all’anno e non eliminerebbe la competizione con un sistema di sanità privata.

6) Non c’è motivo di credere che i candidati si opporranno agli interessi commerciali che derivano dall’attuale sistema energetico. Abbiamo bisogno invece di un grande progetto per la salvaguardia dell’ambiente che contrasti tali interessi e punti sull’energia solare, sulle auto a minore consumo e sulle tecnologie pulite. Non riconosceranno che l’attuale sistema energetico basato sul petrolio ed i suoi derivati, provoca non solo il riscaldamento globale ma cancro, malattie respiratorie e problemi a livello geopolitico. Infine non chiederanno la fine del razzismo ambientale che rende le periferie degradate più soggette all’inquinamento dell’aria, dell’acqua e dei rifiuti tossici.

7) I candidati non chiederanno una diminuzione delle spese militari che divorano metà del gettito federale senza che vi sia più un'Unione Sovietica o altre grandi potenze nemiche nel mondo. Studi provenienti perfino da ambienti del Pentagono riportano le opinioni di ammiragli e generali in pensione che sostengono che una eccessiva spesa militare paradossalmente indebolisce la nazione e distorce le priorità della politica interna.

8) Non li sentirete parlare di una seria riforma elettorale. Entrambi i partiti, Repubblicano e Democratico, si sono spartiti l’elettorato grazie al meccanismo dei distretti elettorali, un espediente che garantisce la rielezione dei loro candidati alla spese dei votanti. Non vi sarà nemmeno una seria proposta per riammettere al diritto di voto i pregiudicati che abbiano scontato la pena e siano tornati ad essere buoni cittadini.
Altre riforme elettorali dovrebbero includere, tra l’altro, una controprova cartacea del voto elettronico e il completo finanziamento pubblico delle elezioni per garantirne la regolarità.

9) Non sentirete molto parlare della fallimentare lotta alla droga che costa 50 miliardi di dollari all’anno e nemmeno del fatto che i tossicodipendenti dovrebbero essere curati piuttosto che incarcerati.

10) I candidati non daranno spazio ai movimenti pacifisti israeliani i cui membri hanno fatto accordi per una soluzione "due popoli, due stati" con le controparti palestinese e americana. E’ tempo di rimpiazzare il teatrino di Washington con un vero teatro di pace per la sicurezza dei popoli americano, palestinese ed israeliano.

11) Non sentirete i candidati opporsi agli interessi aziendali che hanno imposto modifiche al nostro sistema giudiziario tali da impedire che le persone danneggiate o raggirate dalle corporations ottengano giustizia. Dove sono le campagne contro le frodi e i danni a pazienti, consumatori e lavoratori? Dovremmo favorire ulteriormente le class-actions affinché i cittadini possano difendersi più facilmente contro gli abusi del mercato.

Gli elettori dovrebbero visitare I siti dei principali candidati, vedere cosa dicono e non dicono e poi mandare email o lettere per chiedere loro perché evitano questi argomenti. Forse rompere il tabu non partirà dalla parte dei candidati ma possiamo cominciare dagli elettori.
A parte la sanità pubblica, che da noi è un caposaldo del welfare da decenni e il cui malfunzionamento non è questione di sostanza ma di organizzazione, abbiamo molti punti in comune con la situazione descritta, tanto che questo programma potrebbe benissimo essere quello di una qualunque compagine di sinistra.
Se si parla di crimine, in quanto a Mafia, Sistema, N’drangheta e mafie importate non siamo secondi a nessuno. Anche per le frodi finanziarie non abbiamo niente da imparare: Cirio, Parmalat, bond argentini, derivati. La trasparenza del mercato, le class-actions e la difesa dell'ambiente riguardano anche noi.
Se siamo un poco più fortunati in Italia con la difesa sindacale dei diritti dei lavoratori, la precarizzazione del lavoro ci ha americanizzato fin troppo.
Insomma, questo Nader non ha alcuna possibilità di diventare presidente degli Stati Uniti ma è stato bello sognare che ci potesse essere qualcuno alla Casa Bianca che tagliasse le spese militari, si adoperasse per una vera pace in Palestina e pensasse soprattutto al bene degli americani e non dei kossovari albanesi.
Teniamoci i nostri sogni e pensiamo che tanto, chiunque venga eletto, ben poco cambierà.
Se poi Nader volesse fare cambio con Veltroni, io ci sto.


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martedì 19 febbraio 2008

Castronerie

Fidel lascia per motivi di salute e va in onda nei TG lo show di coloro che se ne rallegrano, non potendone celebrare ancora le esequie con lo stappo dello spumante. Meglio che niente, vengono sparate cazzate.
I più gettonati per le interviste, essendo indisponibile per anzianità tutto il cucuzzaro di Miami e dell'operazione Mangusta o gli anticastristi impresentabili alla Orlando Bosh, sono i dissidenti storici come Carlos Franqui.
Alla domanda finale se Castro abbia fatto almeno qualcosa di buono per Cuba, l'ex rivoluzionario risponde sicuro "no".
Considerando che, indubbiamente, perfino Mussolini faceva arrivare i treni in orario e Hitler ci ha donato il Maggiolino Volkswagen, la risposta sembra più un vecchio rancore che altro. Possibile che Fidel non abbia fatto proprio nulla nulla, tra un embargo e l'altro, magari qualcosina per la sanità pubblica? Oltretutto pensando a cos'era Cuba prima, la discarica caraibica di tutto il malaffare mafioso.

In pieno trip revisionista, parlando dei numerosi attentati (ne sono stati calcolati più di 600) subiti da Castro durante la cinquantennale lotta contro la CIA, ci viene detto, sempre dal TG, che la maggior parte Fidel se li organizzava da solo, per smascherare i traditori. Gira roba tagliata male, in redazione.

Ieri invece, ricostruendone il percorso rivoluzionario, si è affermato che, quando arrivò al potere all'Avana, nel capodanno del 1959, non era ancora comunista. Si attende di conoscere quando, chi o che cosa abbia condotto il rivoluzionario (democratico, democristiano, demoplutogesuitamassonico?) sulla via della perdizione. Io avevo sempre creduto che, a parte i gesuiti, Fidel fosse sempre stato marxista, anche sentendolo parlare delle sue origini nelle interviste. Mah.
Del resto dicono che una volta Veltroni fosse perfino comunista.


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domenica 17 febbraio 2008

Quelli che Malpensano

Con un senso pratico ed un attaccamento al liberismo economico che li rende perfetti alleati del campione del liberismo Cavalier Antenna, i leghisti hanno trovato nell'aeroporto della Malpensa, quello dove gli aerei per andare in hangar devono attraversare la pista di decollo, un emblema della loro campagna elettorale.

Giova dire che, in previsione della cessione di Alitalia al miglior offerente per evitarne il fallimento, sarebbe bastato trovare un po' di imprenditori del nord per fare una cordata per acquisirne il controllo e farla restare italiana, anzi padana, ma nessun Alberto da Giussano con i dané si è fatto avanti o meglio ha avuto finora il coraggio di rischiare. Non sembra esserci alcun "Air Carroccio" che si possa mettere in piedi per ricacciare Marianna al di là delle Alpi. I francesi hanno congelato le trattative, così la situazione è in uno stand-by piuttosto costoso per lo Stato italiano: un milione di euro al giorno.

Se nessuno dei baldi imprenditori padani si farà avanti i francesi di Air France avranno campo libero, come è ovvio in economia.
Taglieranno i rami secchi, hanno preannunciato guardando in direzione Malpensa, come si conviene a gente che sa fare i suoi affari e se ne fotte della polenta taragna e dell'acqua del Sacro fiume Po, figuriamoci dei posti di lavoro padani. C'est l'argent qui fait la guerre.

Malpensa è stata una cattedrale nel deserto. La Lega difende un feudo conquistato in passato con la presidenza di Alitalia e la gestione della società SEA.
Umberto Bossi, in fase di rilancio delle sue personali azioni di alleato indispensabile di Berlusconi, sta alzando la posta sventolando il morituro aeroporto come una bandiera di resistenza padana. Al di là della difesa di posti di lavoro, è un puro gioco di potere.

Se il centrodestra dovesse vincere le elezioni, il Cavalier Silvio si troverebbe con questa bella gatta da pelare: mandare avanti gli economisti che, vestiti da Brunette dei ricchi e poveri, racconteranno di liberalizzazioni, liberismo e libertinaggio economico e dall'altra raschiare il fondo del barile statale per realizzare l'inutile Ponte sullo Stretto promesso agli amici degli amici e non più procrastinabile ed accanirsi terapeuticamente sull'aeroporto padano, promesso ai leghisti, dando fondo ai soldi pubblici. Tanto, paga Pantalone.
Non vorrei essere nei suoi panni.

Frankie Hi-NRG - "Quelli che ben pensano"


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sabato 16 febbraio 2008

Impara l'inglese dormendo

"Where is the cat?"

L'amico Giuseppe Norma, autore di fenomenali recensioni cinematografiche sul blog di Cima, firmati con lo pseudonimo Merderetti, mi ha inviato questo testo per email ed io non resisto a non riproporlo qui.
English is good for you - 3 moduli facili facili per apprendere l'inglese
Chi dice che l'inglese è facile... legga questo a voce alta....

Ci sono Tre Moduli.
1 - Modulo principianti:

Tre Streghe guardano tre orologi Swatch. Quale strega guarda quale Orologio Swatch?

In inglese:

Three witches watch three Swatch watches. Which witch watches which Swatch watch?

2 - Modulo avanzato:

Tre streghe 'trans' guardano I cinturini di tre orologi Swatch. Quale strega trans guarda i cinturini di quale orologio Swatch?

In inglese:

Three switched Witches watch three Swatch watches' switches. Which switched Witch watches which Swatch watch's switch?

3 - Modulo per masters:

Tre Streghe svedesi transessuali guardano I cinturini di tre orologi 'Swatch' svizzeri. Quale strega svedese transessuale guarda quale Cinturino di quale orologio 'Swatch' svizzero?

In inglese:

Three Swedish switched witches watch three Swiss Swatch watch's switches. Which Swedish switched witch watches which Swiss Swatch watch's switch?

..... fanc..., meglio 'o napulitano !!!
Ecco, dedicato a coloro che dicono che basta mandare il figlio in Inghilterra un'estate e ti padroneggia la lingua. O che basta mettersi le cuffiette la sera prima di andare a letto.
Ma anche a coloro come me che hanno studiato per oltre vent'anni l'inglese prendendo diplomi su diplomi, corrispondendo con decine e decine di pen-pals e che, parlando con dei madrelingua, sono riusciti a passare più volte per americani. Ho provato il test di Beppe ma ho rischiato seriamente di mozzarmi da sola la lingua tra i denti.
Vi sono certi scilinguagnoli che solo chi è nato ai piedi della Statua della Libertà o del Big Ben può padroneggiare. E' un fatto genetico, diciamolo.

Se volete veramente sperimentare il senso di impotenza che ti dà il non saper pronunciare l'inglese provate a cantare questa nota canzone country, "The Auctioneer" (il banditore d'asta).
Pare che la CIA la utilizzi come test per smascherare gli agenti stranieri infiltrati, facendogliela cantare.





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giovedì 14 febbraio 2008

Marco Pantani, un caso ancora aperto

C'è su Linea Gotica un bellissimo post che ricorda Marco Pantani, a quattro anni dalla tragica morte. Forse è proprio questo anniversario, assieme ad un altro che dolorosamente si avvicina, a rendermi oggi incapace di scrollarmi la tristezza di dosso.

Che Marco sia stato un mito per tutti, perfino per i francesi che "guai a chi ci tocca Pantanì " è noto ma per noi romagnoli è stato qualcosa di più e quando è morto è stato un dolore tremendo. Lo si capisce ogni anno che passa, il giorno di San Valentino, quando il pensiero corre a lui, tra baciperugina, peluches e roserosseperte.
Un dolore come se un pezzo di montagna ci si fosse staccato dal cuore, quella montagna che lui rendeva mitologica con le sue imprese.

Sono stata sulla sua tomba l'anno scorso. E' fatta a montagna anche quella ma è più una ziqqurat che porta al Cielo, con una ruota di bicicletta e una croce unite sulla vetta. Il suo Monte Calvario si chiamava Mortirolo. A chi gli chiedeva "Marco, perché vai così forte in salita anche quando non serve?" lui rispondeva "Per abbreviare la mia agonia", perchè fosse chiaro che quelle vittorie erano frutto di una fatica disumana, che poteva voler dire farsi 200 chilometri in un giorno in bicicletta, fin da bambino si può dire, per allenamento.
Dopo hanno detto che era tutto merito della droga, criminalizzando solo lui, dimenticando che il ciclismo è uno degli sport più contaminati dalla piaga del doping da sempre. Fausto Coppi diceva: "Tutti prendiamo qualcosa, ma io arrivo mezz'ora prima degli altri".

Ci sono molti misteri nella vicenda che ha portato alla morte Marco Pantani e sono dati di fatto che meriterebbero di essere ulteriormente indagati.
Quella mattina del 5 giugno 1999 a Madonna di Campiglio, già alle sette di mattina, c'era tutta la stampa schierata come in attesa di qualcosa di grosso che sarebbe accaduto di lì a poco.
E' importante dire che le analisi erano preannunciate, non era nemmeno un controllo antidoping ma i prelievi servivano per una campagna di tutela dei ciclisti.
Infatti ci si preoccupa per l'ematocrito alto dei corridori perchè la loro salute potrebbe risentirne, perchè la stimolazione dell'eritropoiesi potrebbe scatenare malattie ematiche, non perchè sia indice matematico di uso di droghe. Chi sarebbe stato così idiota da farsi trovare con valori alterati, nel bel mezzo del Giro D'Italia, sapendo che sarebbero state fatte le analisi proprio quel giorno?

I giornali bianchi e rosa, nei giorni seguenti, distrussero Pantani, dissero che era una vergogna per lo sport senza nemmeno attendere le controanalisi. Furono loro a parlare di doping confondendo ematocrito alto con droga, lo bollarono come drogato e lui poi lo divenne veramente.
Anni dopo, il medico patologo che eseguì l'autopsia ci tenne a dichiarare, e lo mise per iscritto, che il midollo di Pantani non era danneggiato, come avrebbe dovuto essere se egli avesse abusato negli anni precedenti di eritropoietina.
La droga, la cocaina, venne dopo. Distrutto moralmente com'era, è facile che abbia creduto di trovarvi conforto. Poi fu solo una lunga discesa senza freni, con la cocaina che ti rende depresso e paranoico ogni giorno di più.

Quel giorno di San Valentino del 2004, a Rimini, altri misteri. La stanza d'albergo messa letteralmente a soqquadro, i mobili sfasciati, distrutti, come se qualcuno si fosse accanito su di loro con furia disumana. Era stato Marco, dissero, ma ancora, dall'autopsia, le mani di Pantani risultarono intatte, non vi erano nè lesioni né schegge sotto le unghie.
Ricordo anche le prime notizie che parlavano di una pipa per crack sul comodino. Notizia poi risultata falsa.
La sua mamma ha detto di recente che ha scoperto che è sparito il cuore di Marco. Dove è finito?

Vicino alla stazione di Cesenatico c'è un piccolo museo Pantani, con le sue biciclette, i suoi trofei, le foto e i suoi quadri. C'è una grande foto di lui e Lance Armstrong, colui che lo sostituì sul podio negli anni della caduta e del ritiro. Il prima e il dopo.

Circolano teorie strane sulla fine di Pantani, la più estrema delle quali è firmata dal fantomatico giornalista John Kleeves.
Difficile giudicarne la veridicità, dato che a volte una teoria della cospirazione può essere creata ad arte proprio per far si che tutti dicano "E' impossibile che l'abbiano fatto" ed in tal modo si trova il modo migliore per mettere una pietra tombale su qualunque tipo di indagine ulteriore.

La teoria individua come causa (inconsapevole) della fine di Pantani, Lance Armstrong, l'eroico texano che tornò in sella dopo aver sconfitto il cancro. Il ciclista che i francesi hanno accusato ripetutamente di aver vinto una manciata di Tour de France con l'aiuto del doping, sempre la famigerata epo, ma le cui inchieste sono finite nel nulla. Armstrong si è ritirato da eroe e le voci sono state bollate come calunnie.
Perchè lui? Perchè Armstrong era sponsorizzato niente meno che da US Postal, ovvero il servizio postale degli Stati Uniti, un ente governativo. La conclusione è che, per far vincere a tutti i costi il proprio beniamino, vera gloria nazionale e fenomenale testimonial per investimenti miliardari, qualcuno di molto potente possa aver truccato le carte fino alle estreme conseguenze.

In un libro recente su Pantani, ancora un francese, Philippe Brunel, un giornalista dell'"Equipe" (quelli che hanno accusato Armstrong di doping) raccoglie tutti i misteri di un caso che è lungi dall'essere stato risolto ma nega di voler suggerire che Marco sia stato assassinato.

Cospirazione o meno, e basandoci solo sui fatti acclarati, la sensazione che Pantani sia stato comunque incastrato, è forte. Ucciso, chi può dirlo? Se fosse stata una cospirazione ad alto livello non ne sapremo mai nulla. Diventerà un altro mistero tra i tanti, con la tristezza che ogni anno ci ricorda che colui che abbiamo perduto era probabilmente il più grande.




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martedì 12 febbraio 2008

La Madonna appare al TG

Siamo talmente distratti e sovrapensiero, nella vita di tutti i giorni, che le parole, le proposizioni logiche e i discorsi che arrivano a noi dai media, ci scorrono addosso come l'acqua della doccia.
Le notizie che ci vengono date, spesso vere e proprie fallacie, appaiono tali solo se ci soffermiamo ad analizzarle logicamente. Ad una prima passata veloce, qualunque proposizione può passare per vera.

La logica insegna che dire "gli italiani" è come dire "tutti gli italiani, nessuno escluso" ed è diverso da dire "alcuni italiani". Cosa dicono i politici, parlando del consenso nei propri confronti? "Gli italiani voteranno per noi". E' solo un banalissimo esempio di uso distorto del linguaggio.

Siccome amo smascherare la propaganda e ho il vizio di analizzare la struttura della comunicazione, travestendomi da Noam Chomsky, farò un noiosissimo discorso sul linguaggio che si potrebbe sintetizzare con la seguente domanda:

Secondo voi, è normale che in un paese del Primo Mondo, appartenente al G8, industrializzato, patria di vagonate di scienziati e premi Nobel, in uno stato in teoria laico, i telegiornali possano fare, di fronte a milioni di telespettatori, affermazioni come queste:

"Questa sera Bruno Vespa si collegherà in diretta da Lourdes per il 150° anniversario della prima apparizione della Vergine Maria." (TG1, 11 febbraio 2008) ?

Cosa c'è di strano? In questi termini, la proposizione afferma che non vi è alcun dubbio che un'entità di nome Vergine Maria apparve veramente in quel di Lourdes l' 11 settembre* (ahia) del 1858 e non fu che la prima di tante apparizioni, date per certe e dimostrate. Bastava aggiungere un "presunta" prima di apparizione e il beneficio del dubbio sarebbe stato preservato.
Da agnostica, rimango nel dubbio dell'esistenza della divinità, non potendone confermare l'esistenza ma nemmeno negandola a priori come fanno gli atei.
Quella di cui sopra mi sembra un'affermazione sorprendente, che mi ricorda l'incipit del mio testo di storia di prima media, che diceva più o meno: "In sette giorni Dio creò il mondo, quindi ebbe inizio la storia dell'uomo". Alla faccia di Darwin e di tutto il cucuzzaro scientifico.

* Su OKNOtizie un solerte amico mi fa notare che le apparizioni avvennero a partire dall'11 febbraio e non dall'11 settembre. Colpa del TG2, questa volta, che nel servizio commemorativo (notare il titolo: "150 anni fa appariva la Madonna") ha detto proprio 11 settembre, cliccare qui per ascoltare con le proprie orecchie. Vatti a fidare del telegiornale!

sabato 9 febbraio 2008

N'hommemmerde

La fonte è il settimanale francese Nouvel Observateur e, come accade sempre in questi casi, ci si chiede quanto di vero ci sia in ciò che si legge. Che la notizia sia riportata in tutti i giornali e le portinerie d'Italia non rappresenta certo garanzia di autenticità, anzi. Probabilmente si prende qualcosa di vero e ci si ricama un po' sopra, giusto per non dare le altre notizie importanti, ecco tutto.

Che Sarkozy fosse un ometto, ne avevamo avuto il sospetto. Che fosse affetto da serialità amorosa ossessiva, nel senso che si fa solo le fotocopie della ex amata Cecilià, lo avevano notato non solo i colleghi psicoanalisti ma anche le parrucchiere.
Non bastasse la faccenda, sicuramente vera perchè ci sono le foto, dell'anello a Carlà uguale a quello di Cecilià (speriamo non ne avesse fatto la scorta a suo tempo, con il prendi-due-paghi-uno), ora 'sto gran blagueur si sarebbe fatto beccare a mandare un SMS alla ex moglie a otto ore dal matrimonio con la famosa oui-je-suis-Carla-ce-l'ho-solo-moi. Messaggino che recitava "Se torni, annullo tutto". Sembra il seguito di "Se mi lasci ti cancello".

Se il fatto fosse vero, mi chiedo: chi può avere divulgato l'SMS alla stampa? Forse i servizi francesi, i colleghi inglesi dell'MI6, la CIA, Al Qaeda? Non ho dubbi, in questo caso, potrebbe essere stata solo Cecilià.
Questa storiella, vera o falsa che sia, ha una sola morale. Gli uomini sono talmente ingenui, perfino i capi di stato, da scrivere stronzate da ragazzini sugli SMS pensando che nessun altro le leggerà. Gli uomini non sopportano di non essere più idolatrati dalle donne che li hanno amati, figuriamoci piantati, per questo tanti "Ne me quitte pas, Carmen" finiscono a coltellate.
Le donne, dal canto loro, quando sono fuori da una storia d'amore non ci sono cristi che tengano e sono capacissime di smerdare gli ex con i mezzi più sadici, tra i quali il pubblico ludibrio dell'ometto di turno è il preferito in assoluto. "Je ne t'aime plus". Lo stesso quando vengono cornificate.

Ricordate la lettera indignata di Veronica a giornali unificati, dopo la frase "ti sposerei se non fossi già sposato" di Berlusconi alla Carfagna? Il fatto di affidare la vendetta per prime alle pagine dell'odiata (dal marito) Repubblica e non per esempio al "Giornale" di famiglia, fu una mossa di rara raffinatezza sadica.
L'amor proprio femminile ferito dal confronto con una rivale e dalla meschinità di lui si lavano solo con il sangue metaforico del "che tutti sappiano".
Possiamo benissimo immaginare quindi la crudele Cecilià leggere l'SMS di Sarko, riderne beffarda e con il pollice veloce forwardarlo all'amico giornalista affinchè il mondo venga a sapere quanto è ometto l'ometto all'Eliseo.

Più feroce di Veronica, senza dubbio, ma devo ammettere che rispetto alla cafonata galattica di Sarkozy quella di Silvio appare, al confronto, quasi commovente, un momento poetico.
Ecco perchè mi dedico oggi al gossip. L'occasione di poter spezzare una lancia in favore di Berlusconi (nonostante la quasi camicia nera di oggi) è rara come un'eclisse totale di sole e quindi non potevo farmela sfuggire.


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venerdì 8 febbraio 2008

Beautiful country

Se invece di fare tanto i superiori e gli intellettuali faceste come faccio io e guardaste "Beautiful" sapreste che la politica italiana ormai segue in parallelo le vicende della famiglia Forrester.

Per riassumere solo le ultime 2000 puntate: Brooke ha sposato Nick (che è fratellastro di Ridge) ma poi l'ha lasciato per mettersi di nuovo con Ridge. Taylor allora (ex moglie di Ridge ed ex defunta, non chiedete com'è possibile) , si mette con Nick e stanno per sposarsi. Anche Ridge e Brooke stanno per sposarsi per la 186a volta. Mentre sono in Australia però, Ridge dà un rullo di botte a Rick, figlio di Brooke (da lei avuto dal padre di Ridge, nonché suocero) perchè vuole zomparsi sua figlia Phoebe (avuta da Taylor).
Brooke lascia Ridge e, tornata a Los Angeles, si fionda da Nick per strapparlo a Taylor. Nick fa come Ulisse con le sirene, si riempie di pizzicotti ma resiste e la rifiuta. Una Brooke scorbacchiata assiste in lacrime alle nozze di Nick e Taylor.
Nel frattempo uno sciroccato molesta Phoebe e una sera minaccia Ridge con una pistola, prima di puntarsela alla tempia. Collutazione e colpo che parte. Lo sciroccato muore e Ridge, non sapendo che fare, prende una custodia da abiti con su scritto "Forrester", ci mette dentro il cadavere, va al porto, prende la barca di Nick e una volta al largo getta il morto in acqua.
Per farla breve, del delitto viene prima accusato Nick, in seguito scagionato, quindi Ridge confessa ma a quel punto, siccome si era autoaccusato anni prima di aver sparato ad un tizio e invece a sparare era stato Rick, Brooke convince il figlio a dichiarare in aula che a sparare allora fu lui. Il ragazzo non ricorda una cippa ma sta al gioco (quindi dichiara il falso sotto giuramento) e incredibilmente Ridge viene assolto, nonostante l'occultamento di cadavere. Già, ma non sono mica neri.
Sotto a tutti questi avvenimenti c'è la regia occulta di Stephanie Forrester, la madre di Ridge, la LicioGelli delle soap operas, che trama, corrompe e si incazza se il giudice si permette di mettere in galera suo figlio. In fondo è una perfetta mafiosa, che per "la famiglia" sarebbe disposta a qualunque cosa. Don Corleone (Michael, il figlio cattivo, non Marlon) gli fa una pippa.
Nelle ultime puntate i Forrester, come altri personaggi noti, hanno dovuto difendersi da inquirenti prevenuti contro questi ricchi viziosi, giudici che si sono beccati insulti per avere osato arrestato il coccodimamma. "Ma non può andare in prigione!" Insomma, la soap opera perfetta per Canale 5, grazie anche all'aiuto di un doppiaggio, diciamo, adattato alle esigenze italiane.

Detto ciò, che ci azzecca "Beautiful" con la politica italiana? Fate una prova, andate su Repubblica Online e, nella ricerca interna per il sito, digitate "Fini Berlusconi". Provate a leggere in sequenza i titoli delle notizie che risultano:

"Cdl, Berlusconi rilancia il partito unico ma Casini frena: "Insieme solo nel Ppe" (27-10-2007)
Riforme, Fini e Casini si smarcano da Fi "Inutile invocare voto se c'è maggioranza"(10-11-2007)
Santanchè lascia An per la Destra e Berlusconi "battezza" Storace. (10-11-2007)
Fini irato per Storace e Mediaset "Silvio basta, ora la legge elettorale" (16-11-2007)
Fini e Casini: "Cambiamo o aiutiamo Prodi" ma Berlusconi ribatte: "Li ho fatti implodere" (17-11-2007)
"Fini: Cambio di strategia entro gennaio o ognuno andrà per la sua strada" (18-11-2007)
"Contro Silvio non andate da nessuna parte". Cicchitto fischiato al convegno di An (18-11-2007)
Berlusconi lancia una nuova sfida "Nasce il Partito del popolo delle libertà"(18-11-2007)
L'ira del Cavaliere: "Vado da solo non mi farò oscurare dagli alleati" (19-11-2007)
Fini ribadisce: "No al nuovo partito" Con Silvio lo scontro è sul bipolarismo (19-11-2007)
Berlusconi sempre più lontano da Fini "Mi ha offeso, ora il referente è Veltroni" (20-11-2007)
Fini studia la mossa del cavallo "Andiamo al centro con l'Udc" (22-11-2007)
Nel centrodestra si scatena la rissa Fini e Casini: "Berlusconi populista" (23-11-2007)
Berlusconi: "Cdl ormai era ectoplasma. Gli ex alleati mi hanno fatto perdere" (25-11-2007)
Berlusconi: "Leader scelto con le primarie" L'ira di Fini: "Nessuno ci ha sdoganati" (01-12-2007)
Scontro aperto Fini-FI: "Vassallum truffa. Con Berlusconi siamo alle comiche finali" (09-12-2007)
Fini: "Centrodestra può stare senza Silvio" Dura replica di Forza Italia: "Mistifica la realtà" (16-12-2007)
La sfida di Berlusconi: voglio correre da solo (07-02-2008)
E Fini disse: "Io non cambio idea" Il dietrofront elettorale di Gianfranco (08-02-2008)
Berlusconi e Fini: 'Pronti alla lista unica' (08-02-2008)
13:36
Fini: "D'accordo con Berlusconi" Gianfranco Fini dice di condividere "la proposta di Berlusconi di dare al Pdl un'unica voce in Parlamento" e si augura che "anche gli amici dell'Udc vogliano contribuire a scrivere quest'importante pagina della storia politica italiana".


Non sembra "Beautiful"? Non che gli altri dall'altra parte siano messi meglio ma questi sbandierano ai quattro venti che sono sempre uniti e compatti. I casi sono due: o non è vero che sono uniti e quindi mentono quando lo millantano, oppure fanno finta di litigare ma in realtà sono uniti, e quindi sono bugiardi lo stesso.

Dice, ma perchè guardi quella cagata di Beautiful e ti perdi con le vicende del centrodestra?
Sapete, è come nel famoso sketch di Totò Pasquale maledetto, dove lui stava lì a prendere gli schiaffi "per vedere quello stupido dove voleva arrivare".


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martedì 5 febbraio 2008

Non nominare la Rosa Bianca invano

Il duo Tabacci e Baccini, simile a quello di lei che suona il piano e lui la tromba, ha deciso di fondare un nuovo partitino e fin qui siamo nella normale espletazione delle funzioni corporee della politica italiana. Una neoformazione (oddìo sarà benigna o maligna?) di centro ed equidistante da sinistra e destra. Insomma buona per tutte le occasioni, come democristianamente si conviene.
Il problema sta nel nome scelto: La Rosa Bianca, che ha scatenato molte polemiche. Capisco lo scandalo, per qualcuno al limite della bestemmia, dell'utilizzo di un nome storicamente così significativo.


La "Rosa Bianca" era il nome con il quale un piccolo gruppo di studenti e docenti dell'Università di Monaco firmava nel 1943 dei volantini clandestini, nei quali venivano denunciate le nefandezze compiute da Hitler e dai suoi accoliti e si invitava la popolazione tedesca a ribellarsi al regime, in nome della dignità e della libertà. Le figure preminenti nel movimento erano i fratelli Hans e Sophie Scholl.

Gli Scholl avevano condiviso all’inizio, come la maggioranza dei tedeschi, la suggestione seduttiva del nazismo e avevano aderito alla gioventù hitleriana. Sentivano che dovevano fare qualcosa per la patria ed erano convinti che sarebbe stato qualcosa di buono. Il loro padre, è vero, li metteva in guardia contro coloro che aveva intuito sarebbero stati dei profittatori e degli ingannatori, ma il loro entusiasmo era sincero.

L'esperienza nella Hitlerjugend, all'inizio soddisfacente, volge in seguito verso il disinganno e una profonda delusione, soprattutto in Hans. Il comandante gli aveva proibito di cantare canzoni russe e norvegesi perché non appartenevano al suo popolo; gli aveva tolto dalle mani un libro di Stefan Zweig, proibito, ma soprattutto l'impatto con l'irreggimentazione e il grigiore del Congresso di Norimberga gli avevano procurato una profonda inquietudine, derivante dall'osservare la mancanza di libertà individuale nelle organizzazioni del partito.
Le notizie che filtravano a stento nella popolazione su coloro che sparivano nei campi di concentramento raggiunsero anche i cinque fratelli Scholl e la loro famiglia.
La sorella Inge, in un libro dedicato ai fratelli, ricorda:
"Oh, Dio! Il dubbio che inizialmente era solo una incertezza, si trasformò dapprima in una cupa disperazione, indi in una ondata di indignazione. Il mondo puro e fiducioso in cui credevamo cominciò a crollare, un po’ alla volta, nel nostro animo. Che cosa avevano fatto, in realtà, della patria? Non v'era più libertà né vita in fiore né prosperità né felicità per gli uomini che vivevano entro i suoi confini. Oh, no! Avevano posto, uno dopo l'altro, dei ceppi sulla Germania, fin quando non divenimmo tutti, man mano, prigionieri di un grande carcere".

Il contatto con l'ambiente universitario, e la scoperta di un diffuso malessere nei confronti della dittatura, spingono Hans all'azione. Nascono i primi volantini della "Rosa Bianca". Ha l'appoggio di un suo insegnante, il professor Huber, della sorella Sophie e di gruppo di amici e colleghi, tra i quali Christl Probst e Willi Graf. Poi seguono l'arresto del padre, oppositore da sempre del regime, condannato a quattro mesi di detenzione da un Tribunale Speciale e la guerra. Hans vede con i propri occhi gli effetti della odiosa persecuzione antiebraica.

Il ritorno a Monaco vede Hans e quelli della "Rosa Bianca" impegnarsi in varie iniziative, dalle scritte vergate sulla Ludwigstrasse, "Abbasso Hitler!", "Libertà", ai volantini da distribuire anche nelle università del resto del paese. Questi gesti sono solo apparentemente ingenui. Forse la Resistenza tedesca, paralizzata nell'impotenza, poteva solo accontentarsi di questi che sembrano gesti inadeguati di fronte all'enormità di ciò che succedeva in quel momento. Si potrebbe dire che allora in Germania occorresse più coraggio che altrove per scrivere "Libertà" su un muro. Oltre alla lotta contro il regime era in atto un conflitto, una lotta interiore contro un ideale nel quale si era creduto con convinzione fino all'impatto con la realtà.

In ogni caso, il regime rispose con ferocia alla ribellione dei suoi figli. Il 18 febbraio del 1943, Hans e Sophie furono arrestati e condotti in carcere, dove subirono interrogatori di giorni e notti sui loro presunti delitti. Anche gli amici furono condotti davanti al tribunale per un processo sommario. Poco dopo apparvero altri volantini a Monaco, questa volta rossi, con la scritta: "Sono stati condannati a morte per alto tradimento: Christoph Probst, di ventiquattro anni, Hans Scholl, di venticinque anni, Sophie Scholl, di ventidue anni. La sentenza è già stata eseguita".

Nel 2004 fu tratto un film dalla vicenda della Rosa Bianca. Rimane soprattutto impressa una scena, l'ultima, che vede Sophie avviarsi verso la ghigliottina. Un orrore senza fine, che rimanda ai ganci da macellaio ai quali furono appesi Claus Von Stauffenberg e gli altri ufficiali congiurati dell'attentato a Hitler del 20 luglio 1944. L'orrore assoluto che colpisce in ogni dittatura chi ha la sfacciataggine di non adeguarsi al regime, chi osa opporvisi.

Ecco, di fronte a dei ragazzi che sfidarono Hitler e furono decapitati dopo un processo sommario a poco più di vent'anni d'età, da veri martiri, capisco l'indignazione della presidente dell'Associazione La Rosa Bianca che si ispira alle gesta dei fratelli Scholl nel vedersi scippare il nome dal duo Tabacci-Baccini in cerca di voti con l'ennesima incarnazione della Balena Bianca. Una balena che non riesce proprio a nascondersi dietro ad una rosa.


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lunedì 4 febbraio 2008

Pronti per il richiamo?

Capita sempre più spesso di volgere lo sguardo al passato politico e rimpiangerlo per motivi che allora non avremmo mai immaginato.
Vedi Mastella e Giulio Andreotti ti appare un Marco Aurelio di augusta nobiltà; di fronte ai Cirini Pomicini e compagnia democristiana che ritornano, tra rose bianche e biancofiori più o meno appassiti e che sanno di morto, Aldo Moro svetta sempre di più come un everest della politica.
Guardi a Veltroni, D'Alema e Fassino e chissà perchè ripensi ai Berlinguer, ai Lama, ai Libertini, con una lacrima che ti riga la guancia.

Anche i giornalisti del passato ti fanno questo effetto. Montanelli l'hai sempre considerato un reazionario, un campione del conservatorismo borghese. Poi riascolti le sue ultime interviste e pensi che in fondo se proprio lui si scandalizzava del berlusconismo arrembante, allora il problema era proprio serio. Peccato che la borghesia italiana per opportunismo si sia fatta irretire dal cantante da night dalla voce di velluto.



In previsione di una nuova tornata elettorale, giova riproporre questo memorabile duetto tra i più grandi giornalisti italiani: Enzo Biagi e Indro Montanelli, appunto, argomento Silvio Berlusconi.
E' la famosa intervista del "vaccino", dove Montanelli afferma che dalla malattia Berlusconi l'Italia sarebbe guarita sono con una bella immunizzazione, con qualche anno di governo berlusconiano. Tra parentesi, questa intervista per "Il Fatto" sarebbe secondo molti la causa principale dell'allontanamento di Enzo Biagi dalla RAI, a seguito del famigerato editto bulgaro. Un esempio di uso criminoso del mezzo televisivo.



Nella seconda intervista ad Alain Elkann, Montanelli parla di censura, di fascismo, di cosa è la satira, della destra italiana che non sa andare oltre al manganello.
Ogni paese democratico rispetta la satira, dice il filoanarchico Indro, lui che ricevette un'onorificenza dagli anarchici spagnoli, e che sorride all'idea di essere considerato dal becerume della Libertà un comunista. Lui.

Peccato che sulla questione del vaccino la profezia montanelliana non si sia avverata. Ora dobbiamo stare pronti e scoprire il braccio per una dose di richiamo (altri cinque anni?) che ci inoculeranno presto, con le nuove elezioni. Indro aveva troppa fiducia negli italiani, che come elettori a volte sanno essere peggiori dei politici che votano. Rivoteranno Berlusconi, magari non come la prima volta, un richiamo appunto, meno potente ma lui andrà ancora avanti, macinando bugie, promesse, furbate e fellonie varie.
Ci immunizzeremo stavolta? Non chiedetelo a me. Non ho alcuna fiducia nei vaccini.



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