venerdì 30 novembre 2012

Morire di lavoro

Francesco, 29 anni, morto di lavoro. Morto durante un turno all'ILVA, durante un tornado che si è abbattuto, come un'ennesima piaga biblica, sulla fabbrica che sparge morte ma non si può chiudere perché l'alternativa a perdere quel lavoro, per quelli come Francesco e l'intera Taranto, è morire di fame. 
E che vuoi dire, d'altro? Che c'è chi considera questo sistema, questo orrore, il migliore modo possibile per governare il mondo. Pensate.

mercoledì 28 novembre 2012

Vogliono tutto


Me ne sto convincendo ogni giorno di più. Il testo fondamentale per interpretare questa orrenda realtà è "Shock Economy" di Naomi Klein
Senza averlo letto non si può capire fino in fondo cosa ci stia succedendo dopo che i più infami tra i traditori ci hanno consegnato mani e piedi legati all'oligarchia mondiale che non si accontenta di vivere la sua porca vita ma vuole spazio vitale, come i nazisti, eliminando quegli odiosi poveri e quegli ancor più insopportabili medioborghesi che, a differenza dei poveri senza speranza, potrebbero, con un governo attento ai bisogni dei suoi cittadini, aspirare al benessere, al miglioramento delle condizioni sociali e non al mero tirare avanti.
"Shock Economy" è un libro dell'orrore, è un libro che toglie il sonno e che rischia di togliere la speranza. Però, mettendo tante tessere una accanto all'altra ci rivela ciò che avevamo sospettato ma non volevamo credere. E' il testo base da cui partire per l'organizzazione di una possibile difesa. Tenendo presente che non possiamo contare sui politici, tutti comperati a peso, sulle religioni, sui poteri che non siano quelli che ci creeremo da soli con le nostre forze. Questo libro ci serve intanto per conoscere il nemico e ciò che ha in serbo per noi. Perchè le sue ricette velenose le ha già applicate in tutto il mondo su tanti sciagurati popoli.

Leggendo Naomi capirete che ci hanno dichiarato guerra già dagli anni settanta. L'unico loro argine era, per ironia della sorte, un altro totalitarismo, il comunismo sovietico. Ora che non hanno più rivali, vogliono tutti i nostri beni - l'esproprio del proletario - e le nostre vite e bisogna forse andare indietro di due secoli e più per trovare una tale volontà di sopraffazione sulle masse, su popoli interi. E' l'ancient regime in salsa globalizzata.
Robespierre, Lenin e tutti i rivoluzionari della storia non hanno mai avuto a che fare con un potere così globalmente infiltrato in ogni ganglio della società, in ogni paese, in ogni aspetto della vita comune degli esseri umani. Milioni di persone le cui vite dipendono dai capricci dei loro casinò dove creano e distruggono denaro credendosi Dio, dal loro maledetto mercato che non si autoregola affatto ma si comporta come il cancro, che tutto distrugge.
Dal Novecento hanno imparato a ragionare sui grandi numeri, sui milioni. Sanno che dovranno eliminare il più possibile dell'umanità prima di ritirarsi nei loro campi di concentramento di lusso, circondati da contractors iperarmati e illudendosi che anche a loro non venga mai un cancheraccio di quelli che non c'è clinica di lusso che tenga. Il grande ghetto dei ricchi con un mondo morente intorno. Distrutto e avvelenato dalle loro multinazionali, dalla disperata ricerca di nuova energia per alimentare il polmone d'acciaio che ormai da quarant'anni tiene artificialmente in vita il capitalismo già morto.

Ascoltateli quando vi raccontano, con le loro vocette da contabili disumani  il loro Mein Kampf. Quando pensano di trattare con esseri inferiori, bambini deficienti da eliminare con il Luminal e per fame, come facevano negli orfanotrofi nazisti. Sono una manica di criminali, ha ragione Paolo Barnard.





Perché quando si arriva a dire che ci sono troppi vecchi e troppi malati e che in futuro non si garantisce per loro, senza spiegare che questa è una politica ben precisa di fascismo eliminatorio, non dobbiamo illuderci. Qualcuno, da qualche parte, sta già preriscaldando i forni crematori.

martedì 27 novembre 2012

Il calcio dell'ILVA



Non è giusto. Mentre la sinistra è intenta a frantumare cabbasisi con il pestello fino a ridurli a bosone sulla fondamentale questione primarie, con iRenzi che si lamenta - non ha coraggio di chiamarli brogli perché sa che comunque sarà l'Al Gore della situazione - i dati della Florida non arrivano, la gioiosa macchina dei conteggi si impalla e si pensa di riesumare alcune salme nei cimiteri delle regioni rosse per farli partecipare al grande evento democratico del ballottaggio (pure!); mentre accade tutto questo, dicevo, ecco l'imprevisto, il cigno nero.
Le dolci note di Edith Piaf e di "Je ne regrette rien" - chi ha visto il film "Inception" capirà il riferimento - accompagnano il calcio nei denti che ci riporta tutti fuori dal sogno e nella realtà del capitalismo feroce dei nostri tempi.

L'ILVA, nello stesso giorno in cui viene raggiunta dall'ennesimo provvedimento della magistratura a carico della proprietà e dirigenza, con accuse di associazione a delinquere, concussione e disastro ambientale, per aver tentato di minimizzare  e nascondere l'impatto ambientale delle sue emissioni, inchiesta iniziata dalla G.d.F. nel 2009, annuncia la chiusura dello stabilimento di Taranto e probabilmente di tutti gli altri in giro per l'Italia. Badge ritirati e, come antipasto, ferie forzate per 5000 operai.
Con il Club dei Padroni che berlusconeggia di accanimento giudiziario e il governo che cincischia ma ha la tentazione anch'esso di prendersela con quei rompicoglioni dei magistrati che non si fanno mai gli affari loro ma quelli dei cittadini.

Una bella sveglia, non credete? Roba da far uscire perfino dalla dormia di un paio di Roipnol.
Ebbene, è tutta la mattina che cerco sulla prima pagina della Repubblica una reazione del PD a questo provvedimento ricattatorio, a questa serrata da capitalismo delle origini. Perché credo tocchi a quella cosa informe comunemente detta sinistra e non al governo di Goldman Sachs difendere gli operai e le loro famiglie che dipendono unicamente dal salario, che se manca loro sono morti, cosa difficile da far capire ai banchieri e alle loro puttane, me ne rendo conto. 

Leggiamolo quindi il giornale. Prima notizia: "Renzi attacca sulle regole". Interessante, saranno quelle della su' moglie o quelle delle primarie? E poi: "Caccia ai voti di Vendola" (che forse, in queste ore avrebbe altro da pensare). Editoriali su "Rosy Bindi al tramonto" e "il vaffa di Rosy" e Concita che vuole farci andare in iperglicemia: "L'Italia siamo noi".
E l'ILVA? Aspetta, sotto c'è ancora la fondamentale notizia che si spartiscono le poltrone dei TG RAI. Eravamo in pensiero.
Finalmente, si parla della tragedia degli operai. "Operai occupano l'ILVA". I soliti comunisti. Il governo convoca i sindacati.  Confindustria: "Accanimento", ça va sans dire. 
Si ma, il PD, la sinistra?
Niente, le uniche reazioni politiche sono della FIOM di Landini e della CGIL di Camusso, come da copione. Poi Clini, il ministro dell'ambiente che, scommetto, preferirebbe una canalizzazione di un molare piuttosto che dover affrontare questa rottura di coglioni giovedì con le parti sociali. Gli altri, i Passera, i liquidatori, gli esecutori fallimentari, zitti. Gli operai sono soli, come tutti noi. Faranno la fine degli esodati. Con Monti che articolerà con voce metallica un'altro principio fondamentale della Shock Economy.
Non siamo mica in Sudamerica dove, se alle presidentesse girano i cosiddetti, ti nazionalizzano le aziende prepotenti, che credete.

Aspetta, è cambiata la home page. Adesso l'ILVA è in pole position. "Operai occupano l'ILVA". Arridaje. E la mamma della Cosa "teme per l'ordine pubblico". Coraggio, mamma, manda a Taranto i bastonatori a rimettere in riga quei cialtroni. Ti eccita già l'odore del napalm?
E il PD? Niente, ci sono solo le facce da cazzo di Bersani e Renzi che discutono di paletti e studiano modi per fregare l'avversario e portare a casa questo baby, la vittoria nelle primarie.
Questo è il giornale di riferimento del regime piddino, per la madonna, significherà pure qualcosa questo disinteresse riguardo ad una questione di massima urgenza che coinvolge i LAVORATORI? Non siete andati a chiedergli nulla? Tutti hanno qualcosa da dire meno la dirigenza del Partito Democratico?

Gradirei che qualche piddino, tra una primaria e l'altra, una di queste domeniche trovasse il tempo di darmi un giudizio su questi imbarazzanti silenzi del prossimo governo di Vichy impegnato solo a fare il casting per il ruolo di Pétain.

P.S. Giusto per non fare favoritismi. Ecco Gramsci che può rivoltarsi nella tomba. Appena catturata, fresca fresca.




domenica 25 novembre 2012

No MES no MUOS


«Le forze della coalizione [PD, SeL e PSI, ndr], in un quadro di lealtà e civiltà dei rapporti, si dovranno impegnare ad assicurare la lealtà istituzionale agli impegni internazionali e ai trattati sottoscritti dal nostro Paese, fino alla verifica operativa e all’eventuale rinegoziazione degli stessi in accordo con gli altri governi; (…) ad appoggiare l’esecutivo in tutte le misure di ordine economico e istituzionale che nei prossimi anni si renderanno necessarie per difendere la moneta unica».
Oggi, quando andrete al seggio in cui voterete uno tra i cinque garzoni della BCE (cit. Alberto Bagnai), fate una carezza ai vostri piddini e chiedete loro di spiegarvi qualcosa circa il MES, il Fiscal Compact e gli altri eventuali futuri trattati capestro che il PD si è impegnato solennemente a rispettare e ad imporre in questo paese una volta tornato al potere o non impedendone la ratifica dall'opposizione. Senza alcuna discussione in parlamento, senza neppure essersi fatti venire un dubbio di legittimità costituzionale o di semplice buon senso ma contando sulla vocazione da lemmings suicidi dei propri sostenitori che, qualsiasi boiata il PD proponga, basta mettere su il teatrino con la donna, il gay, il buon padre di famiglia, il nonno rincoglionito e il ggiovane simpaticobravoragazzo, una famiglia Addams ancora più orrenda di quella originale, e vanno in massa a votarli, contenti pure di finanziare il partito con altri milioni di euro, alla faccia degli esodati fottuti dalla Fornero mentre Bersani, Camusso e compagnia, compreso il centrodestra, ovviamente, li tenevano fermi.

Sono cattiva e brutta, lo so, ma ascoltate cosa diceva già dallo scorso giugno Lidia Undiemi dei trattati capestro di Mario Draghi e della BCE. Ve lo ripeto ancora una volta. Chiunque vincerà queste cazzo di primarie farsa, il programma sarà quello della shock economy a noi destinata da tempo dal FMI, dall'Eurozona e da tutto il cucuzzaro finanziario attraverso i loro agenti venduti e traditori.



E, già che ci siete, chiedete anche cosa pensa di fare la regione siciliana guidata dal meglio fico del bigoncio Crocetta riguardo al MUOS, il modo che hanno gli imperiali di dimostrarci il loro affetto bombardandoci con l'inquinamento elettromagnetico dei loro sistemi ultrasofisticati di telecomunicazione militare. Chiedete se avrà il coraggio di supportare la battaglia del comune di Niscemi, se gli USA avessero la sfrontatezza di scavalcarne l'opposizione ed impiantare le parabolone ugualmente, perché loro sono loro e i siciliani non sono un cazzo.

Svegliatevi, perdio, non fate i lemmings o le pecore felici di pagare per la transumanza domenicale al seggio. Prendete per la cravatta i candidati, prendeteli a schiaffi e ricordate loro che sono i vostri dipendenti, che devono fare i vostri interessi e non devono permettersi di decidere del nostro futuro per un piatto di lenticchie. Perché sicuramente non lo fanno per amore.



(grazie a Claudio Messora per i video)

sabato 24 novembre 2012

Semo venuti già votati


In esclusiva mondiale, i risultati delle primarie del PD, rivelati per voi da un'inedita centuria di Nostradamus.

"Nell'anno del grillo che Esperia assorda con il suo frinire
tra colli e monti distrutti dal guerreggiar di mercanti e banchieri 
 dal Signore del Drago comandati
grande lotta vi sarà tra messeri a singolar tenzone spinti.

La grande balena bianca vittoriosa su falce e martello
e grande volontà di popolo uno sol di loro candidati, 
il nato in fin di settembre, l'uom di Placentia, eleggerà
ed accrediterà presso la grande loggia dell'Uomo D'Oro.

Secondo verrà chi già di fortuna ebbe a girar la ruota e del Giglio si fa messagger,
terzo colui che dal tacco viene e con sua favella forbita orecchi e orecchini confonde,
poi l'unica donzella biondocrinita quarta a pugnar tra cotanti messeri
ed ultimo colui che con Bacci e Venere riduce l'omo in cenere."

Si tratta ovviamente di significati esoterici  che solo pochi eletti, scusate il gioco di parole, sono in grado di interpretare. Quindi, dopo un'attenta esegesi frutto di notti insonni a base di RedBull e caffé, ecco la classifica finale delle primarie, estrapolata dall'antica sapienza delle quartine misteriose del grande veggente.

1) Pierluigi Bersani
2) Matteo Renzi
3) Nichi Vendola
4) Laura Puppato
5) Bruno Tabacci

A lunedì per il confronto della previsione con i risultati.

giovedì 22 novembre 2012

L'unico euro

Una bella immagine suggestiva dell'euro. Manca solo la scritta in elfico.

"L'euro è irreversibile." (Mario Draghi)

Alcune cose che non avete mai notato dell'euro ma che ora non potrete fare a meno di sapere.

Non c'è scritto "La legge punisce i fabbricanti e spacciatori di banconote false". Forse perché questa è già la più falsa delle monete?

In tedesco si legge OIRO, oggettivamente una cacofonia. 

Sulle banconote non sono raffigurati esseri umani, come succedeva con le divise nazionali, che celebravano ognuna i propri geni - per noi erano Michelangelo, Leonardo e Verdi, ad esempio - ma solo opere di architettura. In particolare finestre e ponti che, come dice Claudio Borghi, "sono i luoghi da cui la gente si butta per suicidarsi". E i ponti, aggiungo io, sono i luoghi sotto i quali finisce chi si ritrova rovinato.

L'unico tocco di diversificazione riscontrabile nell'euro è riservato al recto delle monete di piccolo taglio, dagli invadenti centesimi ai presuntuosi uno e due euro, dove ci si può sbizzarrire ognuno con il proprio orgoglio nazionale: opere d'arte, monumenti, anniversari e celebrazioni. Sul fronte della moneta, comunque, l'euro è uguale per tutti, con l'Europa e le stelline.

A parte la fredda razionalità delle forme dell'architettura, sulle banconote compare solo la sigla della BCE in varie lingue, gruppi di lettere che, una dietro l'altra, diventano senza senso apparente. Detto poi che la dicitura EYPO (euro in greco), ogni giorno che passa, diventa sempre di più una presa per il culo, l'euro è una moneta che parla un codice criptato, una lingua aliena, insomma. Un divisa fredda e razionale, tutta parte sinistra del cervello e nessuna emozione, come spiegava questo articolo straordinariamente profetico del 2001 di Bruno Théret su "Le monde diplomatique".
"Contrariamente al dollaro, l'euro non fa riferimento ad alcuna autorità superiore, politica e simbolica, su cui si possa fondare il legame di fiducia che ispira normalmente una società. Con un impianto grafico che mostra portali e finestre aperte sul vuoto, i biglietti rinviano unicamente a uno spazio senza limiti, deterritorializzato e disumanizzato: quello del mercato. E, come ultima garanzia, l'unità monetaria è gestita da un'istituzione tecnocratica che non ha conti da rendere a nessuno: la Banca centrale europea. La scommessa implicita è che, dalla moneta, nascerà necessariamente una comunità politica. Ma la storia conosce soltanto la situazione inversa..."
Non c'è scritto da nessuna parte, cito ancora Borghi, a che cosa serve l'Euro, come invece accade appunto con il dollaro, sul quale vi è scritto: "this note is legal tender for all debts, public and private" (Questa banconota ha corso legale per tutti i debiti pubblici e privati). 
Già, il dollaraccio ci ricorda che il debito è anche privato e il capitalismo, non lo statalismo dei piani quinquennali staliniani, si fonda proprio sul debito, pubblico e privato. E' tutto relativo. Ciò che è debito, dall'altra parte è un credito. La mia spesa è il tuo guadagno. La mia domanda incontra la tua offerta. Economia, capitalismo, il centro e la periferia. Non il credo religioso-salvifico eurocentrico dei sorprofessori che, per stimolare la crescita, le iniettano dosi letali di rigore. Rigore che non c'era.


martedì 20 novembre 2012

La guerra dei vent'anni


Tra il 1992 e il 2012 c'è un ventennio, un lasso di tempo che è sempre stato funesto per l'Italia. Di questo ventennio si ricorda soprattutto la parte eclatante, caciarona, tutta lustrini e paillettes, che è il berlusconismo, oramai in fase agonica. Ne parleremo più avanti.
Poi c'è una parte nascosta e poco nota ma che i fatti accaduti nell'ultimo anno, grazie ad alcune parole magiche come privatizzazioni, riforme e governo tecnico, che vanno ad illuminare i neuroni giusti nella memoria, mette a posto gli ultimi pezzi del puzzle. E pensare che i pezzi erano lì, in mezzo agli altri, ma un curioso neglect percettivo ce li nascondeva tra altri più grossi e colorati, con vistosi attributi sessuali. Il sesso come massimo distrattore dell'umanità. Noi psicologi lo sospettavamo.

Occorre quindi ritornare all'anno di partenza di questo ventennio, il 1992, per raccontare tutta la storia. 
Nel 1989 era caduto il Muro di Berlino, un elegante eufemismo per sottintendere che il capitalismo aveva fatto il cappottino di legno al comunismo. Di lì a poco i paesi dell'Est si sarebbero avviati verso un radioso futuro di liberismo, in braccio ad oligarchie mafiose, multinazionali straniere rapaci e governi corrotti esattamente come erano corrotti i burocrati e funzionari del partito. La corruzione non è altro che il modo più a buon mercato che i potentati economico-finanziari utilizzano per comperarsi la politica ed i suoi uomini - in fondo la maggior parte di loro si accontenta di figa e denaro - e, come tale, esiste naturalmente in tutto il mondo, anche se sembra che solo noi abbiamo la castacorruzzzionebrutto. In America, per esempio, la chiamano attività di lobby ma la sostanza è la stessa. Yakuza, Triadi, Vory, Osso, Mastrosso e Carcagnosso, sono solo le forme più pittoresche e presto demodé di attività criminali  globalizzate che stanno diventando sempre più impalpabili e virtuali. Dove non c'è più bisogno di piazzare la carica d'esplosivo affettuosa per l'avvertimento d'ordinanza ed eliminare i Tattaglia e i Sollozzo ma basta un computer e un certo numero di addetti alla compravendita di titoli, tossici o no che lo prenderanno come un appassionante videogame. Il panico sparso in Borsa fa più paura ed è più pericoloso del gas nervino. A proposito, anche vent'anni fa tutto cominciò per il nostro paese con un attacco finanziario. Ma andiamo per ordine.

Dopo la caduta del Muro di Berlino, quindi, il capitalismo sente di poter sferrare l'attacco finale, di potersi aggiudicare la Guerra di Classe per ko tecnico dell'avversario. Via allora ogni residuo di keynesismo piagnone e mano libera al mercato psicopatico liberista che, tu credi si autoregoli, ma invece, una volta sguinzagliato, si mangia le risorse senza lasciare neppure le briciole, come un orrendo Pacman in modalità God e FullAmmo.
In Italia nel '92 ci sono i partiti, che mangiano come hanno sempre mangiato. Si mangiava anche durante il fascismo. Ecco però l'ideona. Facciamo notare agli italiani che i partiti rubano, attiriamo la loro attenzione, scateniamoglieli contro, forniamogli le monetine da lanciare. Un bel gioco divertente. Per carità, i giudici ricevono denunce e procedono come da codice penale, fanno le loro inchieste e scoperchiano verminai di corruzione e ladrocinio con grande dedizione ma, sotto sotto, questa è in gran parte un'operazione di copertura. Un bel telefilm giudiziario che appassiona gli italiani più del vecchio Perry Mason e li tiene occupati mentre qualcuno svuota la cassaforte. Perché questa è la storia della rapina dei due secoli.
La partitocrazia viene spazzata via da Mani Pulite e siamo tutti pronti per una svolta, per un paese migliore, per la Seconda Repubblica. Ci vuole un periodo di transizione, però, con qualcuno che, da esperto e saggio, rimetta insieme i cocci e soprattutto i conti in attesa di un nuovo distrattore. Ecco comparire per la prima volta i famosi governi tecnici. Vi ricorda qualcosa, vero? Ma certo.

Nel 1992 avviene un curioso convegno a bordo dello yacht della regina Elisabetta, il Britannia. Il gotha della finanza internazionale, sempre affamato di asset convoca un po' di sudditi italiani e chiede loro cos'hanno intenzione di fare con le privatizzazioni. Perché questo interessa a chi detiene il potere economico: la robba. Dove il liberismo è finora passato, tutti i beni appartenenti allo stato, ovvero alla collettività, sono stati svenduti - dai politici locali comprati a soldi, figa ed illusione di potere - a multinazionali, banche e gruppi finanziari, chiamandole con il nome fascinoso di privatizzazioni. E' il nuovo imperialismo. Niente costose e pericolose invasioni, operazioni Barbarossa o Overlord a furia di eserciti di fantaccini e mezzi da sbarco.
Facciamo un esempio. Un fondo angloamericano vuole papparsi, che ne so, l'ENI? Ci si affida ai propri agenti sul posto e, se la classe politica degli indigeni fa la riottosa, gli si scatena contro i bravi della finanza. Questa fusione non s'ha da fare.
Si crea una crisi economica, si obbliga il paese ad una serie di "riforme", ovvero a smantellare stato sociale e controllo di legge sul mercato.

Nel 1992 lo spauracchio era la svalutazione susseguente all'uscita dallo SME e la paura di non essere più parte dell'Europa. Vi ricorda qualcosa, vero?
Ecco i primi governi tecnici: di Ciampi, Amato, di Prodi il professore. Hai detto professore?
Soros, con le sue armi finanziarie, scatena un attacco senza precedenti contro la lira e Amato, nottetempo, è costretto, poraccio, a prelevare il riscatto dai conti correnti degli italiani. Uno scherzo da 11.500 miliardi. Io non ricordo benissimo ma mi pare che anche allora ci dissero che era per il nostro bene, per rimanere in Europa, al passo con gli altri, per continuare a fare i fichi nei salotti buoni.
E le privatizzazioni? Ci penserà un personaggio che oggi conosciamo meglio, come attuale capo della BCE: Mario Draghi. Il Draghi che con S. Giorgio è la morte sua.
Draghi, per dieci anni circa, fino al 2001, si incarica di svendere alla finanza internazionale quasi tutto il patrimonio dell'industria statale italiana, quella che in altri tempi aveva rappresentato la nostra versione di miracolo economico. Con Mattei che si rivolta nella tomba.
Un liberista, un Giannettaccio, a questo punto direbbe: "Erano carrozzzzzzoni statalkeynesianopopulisti fonte di sprechi, corruzzzione e vecchiume". Beh, a vent'anni di distanza non mi pare che le nostre bollette di gas, luce, telefono e servizi siano drammaticamente dimagrite grazie alla maggica concorrenza del mercato autoregolantesi ma siano andate sempre più crescendo. Siamo fortunati che non siamo costretti a farci piombare, per indigenza, il telefono come gli argentini dei tempi delle privatizzazioni di Menem.

Finita la prima tranche di privatizzazioni, Mario Draghi torna della tana di Goldman Sachs - uno dei beneficiari delle svendite 3x2 - alla faccia del conflitto di interessi, con un incarico di prestigio.
Ottenuto quello che volevano come acconto, i poteri economico finanziari ormai senza freni ci lasciano un'idea mirabolante, l'aggancio a cambio fisso con una nuova moneta, l'Euro, una figata. Un altro grande classico del liberismo. L'anello per soggiogarli e nel buio incatenarli.
I tecnici, che poi con Prodi diventeranno politici, addirittura de sinistra, rappresentati da simboli miti come l'Ulivo, ci condurranno nel trappolone dell'Euro. Perché non se ne può fare a meno, perché svalutare ormai è brutto brutto e da cafoni. Quel che restava della nostra sovranità nazionale, già compromessa da decenni di sottomissione imperiale, cominciava definitivamente a svanire, come i fratelli di Marty McFly nella fotografia.

Tornando ai primi anni novanta. L'Italia è passata attraverso stragi, assassinii di giudici in lotta con la mafia, rivoltoloni politici di vario genere ed è finalmente pronta per un periodo di tregua armata, anche perché questa volta bisogna avere i conti in ordine ed entrare nell'Euro, come abbiamo visto. Si individua un soggetto adatto ad incantare 50 milioni di serpenti, un fenomenale pifferaio magico, molte chiacchiere e un'allergia congenita ai distintivi.
Silvio Berlusconi, l'uomo che si è fatto dal nulla, il Re Minkia che muta le televisioni in oro. Gli italiani, felici di aver ritrovato un Duce a sessantaquattro denti e altrettanto brevilineo, lo votano entusiasti e se ne fanno governare, offrendo in solazzo al sire pure le figlie vergini, per quasi vent'anni.
Poi, nel 2011 qualcosa si rompe e chi si interessa di trame alla John LeCarré comincia a capire che questa volta faranno veramente le scarpe a B., nel frattempo rincoglionitosi dietro a fichette sempre più giovani che lo distraggono dagli affari personali che ha sempre anteposto all'interesse collettivo. Lo scandalo sessuale, suvvìa, non è cosa nostra, è roba anglosassone. (Io ho sempre pensato che si sia definitivamente autofottuto quando fece quella caciara in presenza di Betty). B. inoltre ostenta amicizie pericolose, frequenta gente sulla lista nera imperiale, doppiogiochisti e amiciputin. Non è escluso che abbia voluto avvicinarsi a zone proibite, ad interessi energetici che, per un italiano, è sempre fatale occhieggiare. Qualche intrallazzo di troppo con i russi e il gas, chissà. In ogni caso, come agente ormai è bruciato.

Nel 2011 inizia la fase due, quella iniziata con l'acconto del 1992 e ora giunta alla stagione dei saldi. E' la seconda fase dello shock liberista e, per chi ha avuto possibilità di arricchirsi oltre ogni limite,  l'obiettivo è l'Eurozona.
Viene scatenato un nuovo attacco finanziario ma questa volta l'attacco colpisce interi paesi: dall'Irlanda alla Grecia, dalla Spagna all'Italia. Il nuovo spauracchio è lo spread, ovvero la dimostrazione che l'Euro è stato il passo più lungo della gamba e che la Germania vuole vincere facile. Ogni giorno lo spread diventa più minaccioso, ci terrorizzano con scenari di corralitos, assalti agli sportelli e gogna collettiva degli italiani pigri e mangiaspaghetti sulla piazza di Bruxelles. Berlusconi, abilmente lavorato ai fianchi da sapienti nipotine di Mubarak, cade definitivamente in disgrazia. Prova a resistere ma, dopo l'ennesima offerta che forse non poteva rifiutare, si dimette.
Ora qualcuno comincia già a dire che, quando c'era lui caro lei, e lui stesso prova a rivendersi come l'unico che può difendere l'interesse nazionale. Tenta addirittura qualche incursione antieuro assieme alla Lega, che però è troppo invischiata nelle mollezze del potere per fare veramente sul serio. Sui libri di storia che i nostri nipoti studieranno ci sarà scritto che B. era un imprenditore che fu messo a capo dell'Italia per presidiare il territorio, una specie di proconsole. Poi, invece di governare, a causa della sua ricattabilità ed incapacità congenita di evitare il fallimento come imprenditore, trascurò i suoi doveri e si occupò solo dei suoi interessi, paralizzando il suo paese in una Mirabilandia fatta di superficialità e totalmente incapace di crescere.

Nel fatal novembre, dunque, da un giorno all'altro, ci fanno credere, si forma un governo affidato ad una specie di genio della lampada, un professore della Bocconi (mecojoni), nientepopodimeno che Mario Monti. Governo formato da gente con carriere avviatissime, tutti pezzi da novanta che, da un giorno all'altro, decidono di piantare baracca, università e burattini, senza nemmeno un "lasciami una settimana per pensarci" e vanno a fare i ministri nel Pronto Soccorso Italia, con un malato terminale che tutti danno per spacciato. La presa della Bastiglia Italia senza sparare un colpo, con l'aiuto fondamentale, pensate, di un vecchio comunista. Roba che nemmeno dei fratelli Grimm strafatti di LSD.
Azzerato il nano ed insediatisi al potere, i tecnici che fanno? Cominciano a piazzare le cariche per la demolizione controllata dell'economia italiana. Si preparano nuove privatizzazioni, la definitiva dismissione degli ultimi brandelli di proprietà statali, le ultime perle e catenine di famiglia rimaste dopo la cura Draghi: Finmeccanica, la Snam che diventa Sgnam Sgnam. Senza parlare degli italiani, sottoposti ad una cura da Cavallo (nel senso del famigerato ministro dell'economia ultraliberista argentino) che culminerà nella patrimoniale ai danni dei ceti mediobassi, nella riduzione progressiva del welfare e in un impoverimento generalizzato delle classi meno protette.

Mario Draghi è ormai assiso sul trono della BCE e da lassù sovrintende benedicendo urbi et orbi con la preghiera "O Euro benedetto, irreversibile tra le monete, che tu sia lodato tra le divise."  Ad un anno di distanza dal golpe finanziario con il silenziatore un grafico dice più di mille parole. C'è da stare proprio allegri.

(grazie a Stefano Bassi)
Vent'anni quindi. Vent'anni per disfare quanto di buono era stato fatto da un'Italia affatto fannullona ma creativa ed operosa, ora ridotta all'impotenza. Distruggere l'economia per ingrassare una finanza fatta di puro denaro. Lo diceva perfino la buonanima di Cossiga. Un patrimonio di cinquant'anni di benessere che ora, dicono, "non possiamo più permetterci perché abbiamo vissuto al di sopra dei nostri mezzi". Un'affermazione che ha meno valore di una pura opinione personale e per giunta interessata.

Ho raccontato un romanzo criminale, una storia con pochi eroi, molti vigliacchi traditori e tante vittime innocenti. Una storia che, a meno di una qualche intuizione per trovarne una via d'uscita, rischia di impantanarci nel suo incantesimo, in un maleficio di povertà e regresso per gli anni a venire. Gli anni peggiori della nostra vita.

sabato 17 novembre 2012

L'afasia di Gaza


L'afasia è il disturbo delle facoltà linguistiche. Può impedirci di pronunciare le parole ma anche di trovarle, di metterle assieme per comporre concetti e trasmettere comunicazione. 
L'afasia che colpisce chi vorrebbe parlare di Gaza ma non ci riesce, non nasce da un insulto fisico ma è un fatto psicologico, un blocco mentale, un fenomeno nevrotico se non isteriforme.
Hai tutte le parole: gli aggettivi, i pronomi, i nomi pronti ma non riesci a metterli assieme perché sai che, qualunque cosa dirai, potrà essere usata contro di te. Gaza è il più fenomenale tabu dei nostri tempi. E' impronunciabile come il nome di Dio. Il Dio terribile e sociopatico della Bibbia, che annichila popolazioni intere con colate di piombo fuso senza mostrare alcuna pietà né rimorso. 
Gaza, anche se ci viene presentata quasi con orgoglio come un videogame sparatutto, esiste ed è carne e sangue. Tecnicamente sarebbe un genocidio ma non lo si può chiamare così, guai! Si può al massimo chiamarla guerra anche se le guerre sono combattute tra stati e qui di stato ce n'è uno solo perché all'altro è da sempre negato di esistere. 
In qualsiasi modo ci si provi, non si riesce ad esprimere veramente quanto si pensi su Gaza. E' come in quegli incubi dove vorresti urlare ma non ti esce alcun suono dalla bocca. Dovresti fuggire ma le gambe sono paralizzate.

Ecco quindi che è meglio lasciare la parola a Noam Chomsky che riesce a descrivere in maniera perfetta, in questo articolo, la tragedia mediorientale riaccesasi drammaticamente in questi ultimi giorni.

Impressioni su Gaza di Noam Chomsky
(traduzione di Elena Bellini di We are all on the Freedom Flotilla 2) fonte
Gaza - Anche una sola notte in cella è abbastanza per assaggiare cosa vuol dire essere sotto il totale controllo di una forza esterna. E ci vuole poco più più di un giorno a Gaza per iniziare a rendersi conto di come dev'essere cercare di sopravvivere nella più grande prigione a cielo aperto del mondo, in cui un milione e mezzo di persone, nell'area più densamente popolata del mondo, sono costantemente assoggettate al terrore casuale e spesso selvaggio e ad una punizione arbitraria, senza nessun'altro scopo che quello di umiliare e degradare, e con l'ulteriore obiettivo di assicurarsi che le speranze dei palestinesi per un futuro decente verranno schiacciate e che il crescente appoggio mondiale per una soluzione diplomatica che garantisca i loro diritti venga annullato.
L'intensità di questo impegno da parte della leadership politica israeliana è stato drammaticamente illustrato negli ultimi giorni, quando ci hanno avvisato che "impazziranno" se ai diritti dei palestinesi verrà dato anche solo un parziale riconoscimento alle Nazioni Unite. Non è un nuovo inizio. La minaccia di "diventare pazzi" ("nishtagea") è profondamente radicata, fin dai governi laburisti degli anni '50, insieme al relativo "Complesso di Sansone": raderemo al suolo il muro del Tempio se attraversato. Era una minaccia risibile, allora; non oggi.
Nemmeno l'umilizione intenzionale è una novità, anche se prende sempre nuove forme. Trent'anni fa i leader politici, compresi alcuni tra i più noti "falchi", hanno sottoposto al Primo Ministro Begin un racconto sconvolgente e dettagliato di come i coloni maltrattano regolarmente i palestinesi nel modo più depravato e nella totale impunità. L'importante studioso politico-militare Yoram Peri ha scritto con disgusto che il compito dell'esercito non è difendere lo stato, ma "demolire i diritti di un popolo innocente solo perchè sono Araboushim (termine dispregiativo per indicare gli Arabi, n.d.t.; come dire "negri", "giudei") che vivono in territori che Dio ha promesso a noi".
I Gazawi sono stati selezionati per una punizione particolarmente crudele. E' quasi un miracolo che la popolazione possa sopportare un tale tipo di esistenza. Come ci riescano è stato descritto trent'anni fa in un'eloquente memoria di Raja Shehadeh (The Third Way - La Terza Via), basata sul suo lavoro di avvocato ingaggiato nelle battaglie senza speranza di cercare di proteggere i diritti fondamentali restando all'interno del sistema giuridico studiato per assicurare il fallimento, e la sua personale esperienza come Samid, "perseverante", che vede casa sua diventare una prigione a causa dei brutali occupanti e non può fare niente ma in qualche modo "resiste".
Da quando Shehadeh ha scritto, la situazione è peggiorata. Gli Accordi di Oslo, celebrati in pompa magna nel 1993, hanno determinato che Gaza e la Cisgiordania siano singole entità territoriali. Da allora, gli Stati Uniti e Israele hanno dato il via al loro programma di separarli completamente uno dall'altro, così come di bloccare gli accordi diplomatici e punire gli arabi in entrambi i territori.
La punizione dei Gazawi si è fatta ancor più severa nel gennaio del 2006, quando hanno commesso il crimine maggiore; hanno votato "nel modo sbagliato" alle prime elezioni del mondo arabo, eleggendo Hamas. Dando dimostrazione della loro appassionata "bramosia per la democrazia", gli Stati Uniti e Israele, seguiti dalla timida Unione Europea, imposero immediatamente un assedio brutale, insieme a pesanti attacchi militari. Gli Stati Uniti, inoltre, ripristinarono immediatamente la procedura operativa di quando qualche popolo disobbediente elegge il governo sbagliato: preparare un golpe militare per restaurare l'ordine.
I Gazawi commisero un crimine ancora maggiore un anno dopo, fermando il colpo di stato, il che portò ad una rapida intensificazione dell'assedio e degli attacchi militari. Questi hanno raggiunto il culmine nell'inverno 2008 - 2009, con l'operazione Piombo Fuso, uno dei più codardi e feroci esempi di forza militare nella storia recente, dal momento che una popolazione indifesa, rinchiusa e senza via di fuga, fu vittima di un attacco implacabile operato da uno dei più avanzati sistemi militari del mondo, basato su armi statunitensi e protetto dalla diplomazia USA. Un'indimenticabile testimonianza diretta del massacro - "infanticidio", per usare le loro parole - viene dai due coraggiosi medici norvegesi che lavorarono nel principale ospedale di Gaza durante l'attacco spietato, Mads Gilbert e Erik Fosse, nel loro notevole libro "Eyes in Gaza - Occhi a Gaza".
Il neo Presidente Obama non fu in grado di dire una parola, a parte il reiterare la sua sincera vicinanza ai bambini sotto attacco - nella città israeliana di Sderot. L'assalto attentamente preparato giunse a un termine prima della sua nomina, in modo che poi ha potuto dire che "adesso è il momento di guardare avanti, non indietro", il rifugio abituale per i criminali.
Ovviamente c'erano dei pretesti - ce ne sono sempre. Quello solito, rispolverato quando serve, è la "sicurezza": in questo caso, razzi "fatti in casa" da Gaza.
Come sempre succede, il pretesto mancava di qualsiasi credibilità. Nel 2008 era stata stabilita una tregua tra Israele e Hamas. Il governo israeliano formalmente aveva riconosciuto che Hamas l'aveva completamente osservata. Non un solo razzo di Hamas era stato sparato prima che Israele rompesse la tregua sotto la copertura delle elezioni USA del 4 novembre 2008, invadendo Gaza con motivazioni ridicole e ammazzando mezza dozzina di membri di Hamas. Il governo israeliano era stato avvertito dagli alti funzionari dei suoi servizi segreti che la tregua avrebbe potuto essere rinnovata ammorbidendo il blocco criminale e mettendo fine agli attacchi militari. Ma il governo di Ehud Olmert, conosciuto come una colomba, scelse di rifiutare queste opzioni, preferendo ricorrere al proprio enorme vantaggio in violenza: l'Operazione Piombo Fuso. I fatti salienti sono riportati nuovamente dall'esperto in politica estera Jerome Slater nella recente pubblicazione sull'Harvard MIT Journal "International Security - Sicurezza Internazionale".
La metodologia di bombardamento utilizzata in Piombo Fuso è stata attentamente analizzata da Raji Sourani, avvocato per i diritti umani profondamente informato e internazionalmente stimato. Sourani osserva che il bombardamento si concentrava a nord, colpendo civili indifesi nelle arree maggiormente popolate, con nessun possibile pretesto militare. L'obiettivo, suggerisce, potrebbe essere stato quello di spingere la popolazione spaventata verso sud, vicino alla frontiera con l'Egitto. Ma i Samidin sono rimasti, nonostante la valanga di terrore israelo-statunitense.
Un ulteriore obiettivo è stato quello di spingerli indietro. Tornando ai primi giorni della colonizzazione sionista, si argomentava da ogni parte che gli Arabi non avessero motivi per stare in Palestina; avrebbero potuto essere ugualmente felici da qualche altra parte, e avrebbero dovuto andarsene - "essere trasferiti", come educatamente suggerirono le colombe. Questa non è una preoccupazione di poco conto per l'Egitto, e forse è una ragione per cui l'Egitto non apre liberamente la frontiera ai civili o anche ai materiali di cui c'è disperato bisogno.
Sourani e altre fonti ben informate sottolineano che la disciplina dei Samidin nasconde una polveriera che potrebbe esplodere in qualsiasi momento, inaspettatamente, come fece la prima Intifada a Gaza nel 1989 dopo anni di miserabile repressione che non aveva suscitato alcuna avvisaglia o motivo di preoccupazione.
Per citare solo uno degli innumerevoli casi, poco prima che scoppiasse la prima Intifada, una ragazza palestinese, Intissar al-Atar, fu colpita a morte in un cortile scolastico da un residente della vicina colonia israeliana. Era uno delle varie migliaia di coloni israeliani portati a Gaza in violazione del diritto internazionale e protetti da una forte presenza dell'esercito, che stanno rubando la maggior parte della terra e delle scarse risorse idriche della Striscia e che vivono "agiatamente in 22 colonie in mezzo a un milione e 400mila palestinesi indigenti" come viene descritto il crimine dalla studiosa israeliana Avi Raz. L'assassino della studentessa, Shimon Yifrah, è stato arrestato, ma rapidamente rilasciato su cauzione quando la Corte ha determinato che "il reato non è abbastanza grave" da giustificare la detenzione. Il giudice ha commentato che Yifrah voleva solo spaventare la ragazza sparandole contro nel giardino della scuola, ma non voleva ucciderla, quindi "non è il caso di un criminale che debba essere punito, scoraggiato, e ha imparato la lezione attraverso l'arresto".Yifrah venne condannato a 7 mesi con pena sospesa, mentre i coloni in aula esplodevano in canti e danze. E poi regnò il solito silenzio. Dopotutto, è routine.
E quindi così. Quando Yifrah venne rilasciato, la stampa israeliana riportò che una pattuglia dell'esercito aveva aperto il fuoco nel cortile di una scuola di ragazzini di età compresa tra i 6 e i 12 anni in un campo profughi della Cisgiordania, ferendo cinque bambini, presumibilmente con l'intenzione di "spaventarli" solamente. Non ci furono processi, e l'accaduto, di nuovo, non attirò nessuna attenzione. Era semplicemente un altro episodio nel programma di "analfabetismo e punizione", disse la stampa israeliana, che comprendeva la chiusura delle scuole, l'uso di lacrimogeni, il picchiare gli studenti con i calci dei fucili, l'impedire il soccorso sanitario alle vittime; e oltre alle scuole, un regno di brutalità ancor più dura, che diventava ancora più selvaggio durante l'Intifada, sotto il comando del Ministro della Difesa Yitzhak Rabin, altra stimata colomba.
La mia prima impressione, dopo una visita di qualche giorno, è stata di stupore, non solo per la capacità di andare avanti con la vita, ma anche per la vibrante vitalità tra i giovani, specialmente all'università, dove ho passato la maggior parte del mio tempo in una conferenza internazionale. Ma anche lì si possono scovare segnali che la pressione potrebbe diventare troppo dura da sopportare. Studi dicono che tra i giovani uomini c'è una frustrazione che ribolle, un riconoscere che sotto l'occupazione israelo-statunitense il futuro non riserva niente per loro. E' solo che ce n'è così tanta che gli animali in gabbia possono sopportare, e può esserci un'eruzione, magari in forme orribili - il che offre un'opportunità per gli apologeti israeliani e occidentali di condannare in modo ipocrita le persone che sono culturalmente arretrate, come ha spiegato acutamente Mitt Romney.
Gaza ha l'aspetto di una tipica società del terzo mondo, con sacche di ricchezza circondate da mostruosa povertà. Non è, comunque, "sottosviluppata". Piuttosto è "de-sviluppata", e in modo sistematico, per usare le parole di Sara Roy, la principale esperta accademica di Gaza. La Striscia di Gaza avrebbe potuto diventare una prospera regione mediterranea, con una ricca agricoltura e una fiorente industria ittica, spiagge meravigliose e, come scoperto una decina di anni fa, buone prospettive di risorse estensive di gas naturale all'interno delle sue acque territoriali. Per coincidenza o meno, fu proprio quando Israele ha intensificato il blocco navale, spingendo i pescherecci verso le coste, da quel momento entro le 3 miglia marittime.
Le prospettive favorevoli sono state abortite nel 1948, quando la Striscia ha dovuto assorbire un flusso di profughi palestinesi che scapparono in preda al terrore o furono espulse con la forza da quello che poi diventò Israele, in alcuni casi espulsi mesi dopo il formale "cessate il fuoco".
Di fatto, sono stati espulsi anche quattro anni dopo, come riportato su Ha'aretz (25.12.2008), in uno studio ragionato di Beni Tziper sulla storia dell'israeliana Ashkelon dall'epoca dei Cananei. Nel 1953, dice, c'era un "freddo calcolo secondo cui era necessario ripulire la regione dagli Arabi". Anche il nome originario, Majdal, è stato "giudaizzato" all'odierno Ashkelon, normale amministrazione.
Questo è successo nel 1953, quando non c'era nemmeno l'ombra di necessità militari. Tziper stesso è nato nel 1953, e mentre passeggia tra le rovine dell'antico settore arabo, pensa che "è molto difficile per me, molto difficile, realizzare che mentre i miei genitori stavano festeggiando la mia nascita, altre persone stavano venendo caricate su camion e venivano espulse dalle loro case".
Le conquiste israeliane del 1967 e le loro conseguenze diedero ulteriori scossoni. Quindi arrivarono i terribili crimini già menzionati, fino al giorno d'oggi. I segnali sono facili da vedere, anche con una visita veloce. Seduto in un hotel vicino alla costa, si può sentire il rumore degli spari delle navi da guerra israeliane che spingono i pescatori dalle acque territoriali di Gaza verso la costa, così sono costretti a pescare in acque fortemente inquinate a causa del rifiuto statunitense-israeliano di permetttere la ricostruzione dei sistemi fognari e della rete elettrica che loro stessi hanno distrutto.
Gli Accordi di Oslo stabilirono i piani per due impianti di desalinizzazione, una cosa necessaria in questa regione. Uno, un'infrastruttura avanzata, fu costruito: in Israele. Il secondo a Khan Younis, nel sud della Stricia di Gaza. L'ingengere incaricato di tentare di ottenere acqua potabile per la popolazione spiegò che questo impianto era stato progettato in modo da non poter utilizzare acqua di mare, ma doveva basarsi su falde sotterranee, un procedimento più economico, che impoverisce ulteriormente la già misera falda, garantendo problemi seri in futuro. Anche in presenza di tale impianto, l'acqua è veramente scarsa. L'UNRWA, che si prende cura dei rifugiati (ma non di altri Gazawi), ha recentemente pubblicato un report lanciando l'allarme sul fatto che il danno alle falde acquifere potrebbe presto diventare "irreversibile", e che, senza una rapida misura correttiva, dal 2020 Gaza potrebbe non essere più un "posto vivibile".
Israele permette l'ingresso del cemento per i progetti dell'UNRWA, ma non per i gazawi coinvolti dall'urgente necessità di ricostruzione. La limitata attrezzatura pesante è ridotta al minimo, visto che Israele non ammette l'ingresso di materiali per la ricostruzione. Tutto ciò fa parte del programma generale descritto dal funzionario israeliano Dov Weisglass, consigliere del Primo Ministro Ehud Olmert, dopo che i Palestinesi non obbedirono agli ordini nelle elezioni del 2006: "L'idea" ha detto "è di mettere a dieta i Palestinesi, ma non fino a farli morire di fame". Non è una bella cosa.
E il piano si sta seguendo scrupolosamente. Sara Roy ne ha data ampia dimostrazione nei suoi studi accademici. Recentemente, dopo diversi anni di sforzi, l'organizzazione israeliana per i diritti umani Gisha è riuscita ad ottenere un provvedimento giudiziario perchè il governo consegni la documentazione contenente i dettagli dei piani di dieta, e le modalità di esecuzione. Jonathan Cook, giornalista israeliano, li ha riassunti: "Funzionari del Ministero della Salute hanno fornito calcoli del numero minimo di calorie di cui ha bisogno il milione e mezzo di abitanti di Gaza per evitare la malnutrizione. Questi valori sono stati trasformati in camion di cibo a cui Israele dovrebbe permettere l'ingresso ogni giorno... una media di soli 67 camion - molto meno della metà del fabbisogno minimo - sono entrati quotidianamente a Gaza. Questo paragonato agli oltre 400 camion che entravano prima dell'inizio del blocco". E anche questa stima è oltremodo generosa, riportano i funzionari delle Nazioni Unite.
Il risultato dell'imposizione della dieta, osserva l'esperto di Medioriente Juan Cole, è che "circa il 10% dei bambini palestinesi di Gaza sotto i 5 anni soffrono di un blocco della crescita a causa della malnutrizione... in più, è diffusa l'anemia, che colpisce più dei 2/3 dei neonati, 58,6% dei bambini in età scolare e più di 1/3 delle donne incinte". Gli Stati Uniti e Israele vogliono assicurare che non sia possibile nulla più che la sopravvivenza.
"Ciò che dev'essere tenuto a mente" osserva Raji Sourani, "è che l'occupazione e la chiusura totale costituiscono un prolungato attacco alla dignità umana della popolazione di Gaza in particolare e di tutti i palestinesi in generale. Si tratta di degradazione sistematica, umiliazione, isolamento e frammentazione del popolo palestinese". La conclusione viene confermata da molte altre fonti. In una delle principali riviste di medicina del mondo, The Lancet, un medico ospite di Stanford, inorridito da ciò che aveva visto, descrive Gaza come "qualcosa di simile ad un laboratorio per osservare l'assenza di dignità", una condizione che ha effetti "devastanti" sul benessere fisico, psicologico e sociale. Il costante controllo dal cielo, le punizioni collettive attraverso il blocco e l'isolamento, l'irruzione nelle case e nelle comunicazioni e le restrizioni poste a chi cerca di viaggiare, o di sposarsi, o di lavorare, rendono difficile vivere una vita dignitosa a Gaza. All'Araboushim dev'essere insegnato a non alzare la testa.
C'era la speranza che il nuovo governo Morsi in Egitto, meno schiavo di Israele rispetto alla dittattura di Mubarak sostenuta dall'occidente, potesse aprire il valico di Rafah, unico accesso verso l'esterno per i gazawi intrappolati a non essere sottoposto al diretto controllo israeliano. C'è stata una lieve apertura, ma non molto. La giornalista Laila el-Haddad scrive che la riapertura sotto Morsi "è semplicemente un ritorno dello status-quo degli anni passati: solo i palestinesi in possesso di un documento di identità di Gaza approvato da Israele possono utilizzare il valico di Rafah" il che esclude la maggioranza dei palestinesi, compresa la famiglia el-Haddad, in cui solo una moglie ha il documento.
Inoltre, continua, "il valico non conduce alla Cisgiordania, né permette il passaggio di beni, che sono limitati ai valichi sotto controllo israeliano e soggetti a divieti per materiali di costruzione e esportazioni". Il valico ristretto di Rafah non cambia il fatto che "Gaza resta sotto stretto assedio marittimo e aereo, e continua ad essere chiusa al capitale culturale, economico, e accademico nel resto dei territori occupati, in violazione degli obblighi israelo-statunitensi degli Accordi di Oslo".
Gli effetti sono dolorosamente evidenti. All'ospedale di Khan Younis, il direttore, che è anche primario di chirurgia, descrive con rabbia e passione come anche le medicine per alleviare le sofferenze dei pazienti scarseggiano, così come la semplice attrezzatura chirurgica, lasciando i medici senza supporto e i pazienti in agonia. Le storie personali aggiungono una vivida base al generale disgusto che si prova davanti all'oscenità della pesante occupazione. Un esempio è la testimonianza di una giovane donna che è disperata per il fatto che suo padre, che sarebbe stato orgoglioso che lei fosse la prima donna nel campo profughi ad avere una laurea, è "morto dopo 6 mesi di lotta contro il cancro, all'età di 60 anni. L'occupazione israeliana gli ha impedito di recarsi in un ospedale israeliano per curarsi. Ho dovuto interrompere i miei studi, il lavoro e la mia vita e restare seduta accanto al suo letto. Ci sedemmo tutti, compresi mio fratello medico e mia sorella farmacista, tutti impotenti e senza speranza guardando la sua sofferenza. E' morto durante l'inumano blocco di Gaza del 2006 con un quasi inesistente accesso al servizio sanitario. Penso che sentirsi impotenti e senza speranza sia il sentimento più letale che un essere umano possa provare. Ammazza lo spirito e spacca il cuore. Puoi combattere contro l'occupazione ma non puoi combattere il tuo sentirti impotente. Non riesci a cancellare quel sentimento".
Disgusto davanti all'oscenità, aggravato dal senso di colpa: noi possiamo porre fine a questa sofferenza e permettere ai Samidin di godersi le vite di pace e dignità che meritano.

giovedì 15 novembre 2012

Gran bollito al sangue


"L'Italia bolliva".

"Una foto è spesso l'effetto finale di qualcosa che magari si è svolto prima". (Ministra Cancellieri)

Io invece, signora mia, penso, molto più alla vecchia maniera, che una foto valga più di cento parole.
Calciare in faccia, colpire sistematicamente alla testa e perfino alla nuca (un colpo che potrebbe risultare disgraziatamente fatale), come colpire chi è già a terra e disarmato o alla schiena non è un effetto finale, è voglia di fare male e usurpazione di potere. In certi casi vuol dire essere proprio carogne. Questo tipo di repressione non è confronto tra opposti schieramenti ma esercizio di qualcosa che, se proviene dal più forte, assomiglia molto alla viltà.

Io non credo, come vomitevolmente fanno capire la CGIL e il PD,  che in questi casi la violenza sia uguale da entrambe le parti, perché ci si dimentica che chi difende lo Stato, quindi i suoi cittadini, quindi noi, non i membri del Bilderberg, dovrebbe porsi su un livello etico nettamente superiore rispetto al teppistello da strada che fomenta i disordini perché è un cretino o perché lo fa su ordinazione da provocatore di mestiere.
Non mi meraviglio del Casini che parla come il Fini del G8 genovese, il che è un fenomeno naturale, ma mi fa schiumare di rabbia l'ipocrisia di questa sinistra vigliacca che dal 2001 abbandona  sistematicamente le piazze dei dimostranti al loro destino ed ha assimilato il virus tartufesco della par condicio che tutto livella e tutto annichila nella logica del +1-1=0. Sinistra che viene giustamente contestata e mai abbastanza perché forse è altrettanto distaccata dalla realtà delle mariantoniette di centrodestra ed i loro bar pieni di gente che beve cappuccini. L'ideale da accompagnare alle famose briosche.

La criminalità di un regime come quello attuale dei sado-monetaristi consiste anche nel coltivare le frustrazioni delle sue forze dell'ordine affinché esse le sfoghino ad hoc sugli oggetti sbagliati al momento giusto, sul primo che passa, che sia un black bloc o un pischello qualsiasi, partecipando come attori in un crudele esperimento di etologia, in un mondo snuff movie a tutto sangue. 
La comprensibile frustrazione degli agenti, pagati poco e male e costretti a lavorare peggio, non viene agita su chi taglia i fondi per le Giustizia e costringe il personale di Polizia e Carabinieri a fare gli straordinari gratis, a pagare la benzina delle volanti e la carta per le stampanti di tasca propria; non viene lanciata contro coloro che, mentre fanno credere di combattere il crimine, sottobanco mestano e si accordano con esso in abominevoli e vergognose trattative. Nemmeno contro chi sta pianificando lo scioglimento dell'Arma dei Carabinieri per obbedire ai diktat di un'Europa che vuole un unico corpo armato che risponderebbe chissà a quale autorità. Quell'esercito unico europeo di cui si sono riempiti la bocca godendo come ricci i volonterosi carnefici del PD l'altra sera al #csxfactor

Che direbbe oggi Pasolini delle manganellate in testa e dei calci in faccia, visto che lo si tira sempre per la giacca in questi casi? Forse direbbe che non è più il sessantotto del posto fisso e della protesta degli studenti borghesi come antidoto al vuoto ed alla noia, opposto alla lotta per il pane quotidiano dei ragazzi meridionali il cui unico sbocco sociale era fare gli sbirri.
Oggi, come ha detto Aldo Busi, gli agenti uno straccio di salario ce l'hanno ma questi ragazzi che protestano - non i pochi facinorosi e le solite comparse nerovestite, ma la maggior parte - non hanno un futuro se non di precariato. E' un fenomeno nuovo. Sono forze sociali volutamente stroncate da piccole, alle quali si inocula solo la depressione del muro nero come futuro, alle quali si offre solo il forse se non addirittura il nulla. Forze che però, a questo punto, non hanno più nulla da perdere e che quindi bisogna rieducare a colpi di manganello prima che se ne accorgano. L'unica risposta del governo dei sado-monetaristi alle richieste di chi non fa parte del club non può che essere la pedagogia nera delle botte alla cieca.

Io, come Beppe Grillo, mi auguro che i soldati blu capiscano che stanno prestandosi ad un gioco sporco che alla fine danneggerà anche loro e che, come in tutti i copioni rivoluzionari, decidano di passare dalla parte degli oppressi, tra i quali ci sono anche loro, ma bisognerà prima che qualcuno ordini loro di sparare sulla folla.
Se la posta in gioco sarà salvare il piano diabolico che hanno ideato per assoggettare popoli interi, vedrete che prima o poi qualche potente lo farà.


Un esempio di come la stampa embedded riporta i fatti riducendoli alla solita par condicio furbesca che però alla fine si capisce da che parte pende. Nella foto in basso a sinistra si vedono i famigerati "scudi di polistirolo usati come testuggine" che, secondo i TG - appena ascoltato su La7 - avrebbero costituito una minaccia e quindi giustificato la repressione. Polistirolo, avete letto bene. 

martedì 13 novembre 2012

#csxfactor La carne frullata


A me interessa una cosa sola, attualmente, della politica del mio paese. Ovvero ciò che intende fare per opporsi alla tecnocrazia finanziaria che, avanzando in Europa con le sue Panzerdivisionen iperliberiste a colpi di terrorismo shockeconomico, intende depredare le nostre ultime risorse. Non lasciandoci neppure il riso in bianco o la mela cotta perché tanto finiremo presto la nostra esistenza come carne frullata.

Sinceramente mi pare che, di fronte allo scempio programmato di un'intero paese, alla rapina di tutti i secoli, le unioni gay, le questionidigenere, le quoterosa, le droghe leggere, e tutti i begli argomenti che percolano dai modevni dibattiti televisivi dei concorrenti del Gran Varietà Elettorale vadano in secondo piano, scivolino giù, giù fino a toccare pericolosamente il chissenefrega. Eppure sono le sole cose che oggi, dopo il grande dibattito #csxfactor, fanno salivare gli sbrodolini mediatici, ormai definitivamente in piena deriva piddiminkia, divisi solo su chi si è aggiudicato il confronto. Perché quello che conta, 'ntu culo a DeCoubertin, non è partecipare ma vincere.
Se si sia imposto il segretario del maggior partito di sinistra che cita Papa&Giovanni come personal guru o l'outsider doppiato da Ceccherini; se la Puppato di Ferro vestita come Maggie, o il tizio con tante, sinceramente troppe effe. Per non parlare dell'imbucato democristiano. Questo è il problema.
Nella serata, per giunta, del trionfo su tutti del convitato di pietra #Oscar Giannetto, un instant character inventato dai twittaroli sullo spunto di un lapsus della supporter di Paravendola (un capolavoro di comunicazione creativa).

Visto quindi che a me frega solo dell'economia e io personalmente la domanda sull'euro l'avrei fatta, riascoltiamo i cinque supereroucci pronunciarsi sul tema, e vergogniamoci pure per loro.
Non so voi, ma io ho provato un senso di sconforto e di profonda costernazione a sentire le banalità, le ovvietà imparate a memoria sui bignamini offerti loro dalla BCE, gli slogan recitati a sopracciglio alzato per convincerci ancora una volta della favoletta mitologica della crisicheciavevaportatosullorlodelbaratro. Non pretendevo dei Nouriel Roubini o dei Paul Krugman ma, santoiddio, qui si tratta di gente che non ne ha proprio un'idea e ha tutta l'intenzione di governarci.

Detto che le domande di Sky erano caricate a salve, e che la questione euro era ridotta al "come si comporterà da presidente del consiglio in Europa e nei confronti della Germania?", comincio da Renzi.
L'Europa, per il nostro ragazzotto, sono gli Stati Uniti d'Europa, ma anche il servizio civile europeo obbligatorio. Con un presidente eletto dal popolo. L'America, insomma.
Ma la Germania? Eh, noi nei confronti della Germania siamo provinciali però, noi che abbiamo creato l'Erasmus (mica il Rinascimento, eh) dobbiamo copiare le cose buone che ha fatto. Tranquilli, non i mini jobs da 50 centesimi all'ora ma l'accordo con la Svizzera, il famoso piano Rubik. Quello che Monti non farà mai, nemmeno morto.
Sempre per Lucignolo, la BCE dovrebbe essere centrata sui bisogni della gente e non sugli interessi delle banche. Praticamente lui pensa ad una Banca Etica Centrale Europea. Bello ma, chiamiamo San Giorgio e gli facciamo tagliare la testa al Draghi?
Renzi nomina lo spauracchio del DEBITO PUBBLICO (non sa, lo sciagurato, che il nostro problema è il debito PRIVATO), proclama di voler mescolare l'acqua del rigore con l'olio della crescita e non rinegozierebbe mai il patto di stabilità. Lui si tiene il suo Dash.

Vendola, il fognatore. Il grande progetto europeo sta deflagrando, il fogno non è più un fogno. L'Europa deve difendere il welfare, il rigore non dev'essere cieco ma mirato al taglio della spesa corrente, e via supervendolando. La parola chiave, comunque, il concetto che rimarrà nella storia del suo intervento a #csxfactor è lo sforamento controllato.

Bersani, il segretario Don Peppone che ha nel Pantheon il papa buono, anzi la sua versione dissociata: Papa & Giovanni. Il più conciliante dei candidati, il più sornionamente clericale, convinto che l'unico problema sia il recupero della pecorella teutonica smarrita. Lui andrebbe dalla Merkel - ma vorrei vederlo a fare lo stesso discorso con quella carogna di Schauble - e le direbbe: "Dai, non litighiamo." Accetterebbe di rinunciare ad un po' di sovranità nazionale, tanto è la nostra, purché la Germania capisse ed allentasse la stretta. 
Anche per lui, comunque, non c'è necessità di toccare il patto di stabilità. Proprio la dimostrazione, invece, che la Germania non vuole capire.

Tabacci, dal canto suo, vuole un'Europa più forte, un'Europa federale, la difesa unica europea. Arridaje, ma a chi dovremmo fare la guerra? Ai cinesi? 
Colui che, in confronto agli altri, è una specie di Chicago boy, ci comunica inoltre che i greci non vogliono affatto tornare alla dracma e noi non dovremmo tornare alla lira perché questo significherebbe svalutare e noi dobbiamo competere ma con un'economia forte. "Chissà dove saremmo ora senza l'euro", " faremmo i conti con il pallottoliere", il best of eurominkia, insomma. 

E infine la Puppato, la cui opinione economica si intuiva talmente superflua da far dimenticare allo skyconducente perfino di chiedergliela. Posseduta dalla casalinga di Voghera, la medium ci trasmetteva alcuni messaggi fondamentali, primo su tutti un perentorio "L'EURO NON SI DISCUTE", con il tono con il quale una madre pronuncerebbe "questa casa non è un albergo". Amo le donne quando credono che in politica il segreto del successo sia usare l'autoritarismo da tinello. Anche lei vuole lo sbocco federale e la difesa unica europea (finalmente cominciamo a capire a cosa cazzo servono gli F35. La guerra è vicina).
Non a caso appartiene alla Puppato la frase più inquietante della serata, forse un messaggio in codice da propaganda bellica tipo "Il --  nonno -- è -- uscito -- a -- cercare -- il -- gatto: "Ci sono i morti e ci sono le pompe funebri"
Giuro, non ci ho dormito.



Per chi se lo fosse perso ieri sera.

#csxfactor Scoop! Ma come ti vesti?


Ecco cos'era quel senso di deja-vu, di baco nella matrice che avevo percepito ieri sera. Guardavo quei revers e pensavo: "Ma dove li ho visti? Chi mi ricordano?"
Il tuo guaio, Puppato, è che avevo appena visto il biopic con Meryl Streep "The Iron Lady". Ora dimmi che la scelta dell'abito e delle perle è stata casuale.

lunedì 12 novembre 2012

Le smanie per la legislatura

Lo splash screen del sito del PD. 
Questa sera i (non ho parole...) Fantastici 5 cuochi del PD si litigheranno l'onore, una volta vinte le elezioni, di andarci a cucinare le polpette avvelenate nel ristorante a menu fisso della BCE. Buona visione, io mi guarderò un porno. Almeno quelli non fingono.
Che peccato che, tra questi stracci di supereroi con i superpoteri forti, non ci sia anche Shpalman, che sarebbe l'unico veramente con le carte in regole. L'avrei votato volentieri. Qui c'è solo l'imbarazzo della scelta su chi non si voterebbe.

Siccome però c'è chi si sdilinquisce per la rappresentante della specie protetta alle primarie del Partito Bestemmia, voglio riportarvi un estratto dal programma di questa fantastica Donna Panda:
"E allora spero di avere la possibilità di parlare di politiche del lavoro, dire che da questa crisi ne usciamo contagiando il nuovo piano industriale del Paese con  green e blue economy, valorizzando di più l’agricoltura di qualità e la bellezza dell’Italia. Affermare la mia volontà di tagliare “la Politica” e le sue spese folli e non il Welfare e la sanità pubblica. Ribadire che occorre attivarsi perchè la giustizia sia davvero equa e sappia garantire tempi accettabili così come la pubblica amministrazione deve cambiare nel segno della trasparenza, efficienza e qualità con meccanismi che rivelino il merito e premino le best performances. E poi ricordare che a questa Italia serve una marcia in più sui diritti civili, sull’istruzione, sul sostegno alle famiglie.
Da ultimo spero anche, come unica donna, di riuscire a comunicare alle donne la mia voglia di rappresentare tutte le loro istanze, e sono molte, trasversali ad ogni punto del mio programma. Occorrono politiche di genere attive e attivanti…perchè la mia idea di mondo è davvero diversa dal mondo in cui viviamo oggi." (fonte "Il fatto quotidiano")
Puppato (ma ti voterebbero a Livorno?), come cazzo pensi di poter fare tutte queste belle cose e di portare avanti la tua idea di mondo diverso, quando il tuo partito ha votato la riforma Fornero, la riforma dell'art.18, appoggia per bieco opportunismo la shock economy di Mario Monti, dai tagli al welfare alle patrimoniali ai danni dei pesci piccoli e fessi e, per non lasciar alcun dubbio sulla sua fedeltà al Programma Unico Europeo, obbliga i votanti alle primarie a sottoscrivere l'adesione al contratto capestro del fiscal compact dell'Eurozona, quello che distruggerà definitivamente quel welfare che vorresti salvaguardare? Ma ci credete davvero tutti scemi?


P.S. Ascoltare l'insipienza galattica di questi candidati in tema di micro e macroeconomia è peggio del waterboarding al piscio di gatto.

sabato 10 novembre 2012

Un Euro per ghermirli e nel buio incatenarli

L'opera di Maurizio Cattelan in Piazza Affari a Milano.
Questa crisi di stampo finanziario, iniziata negli Stati Uniti nel 2008 e propagatasi come una pandemia in tutto il mondo ed in particolar modo nell'Europa del Sud, offre lo spunto ideale e l'alibi perfetto al capitalismo sfrenato, ormai liberatosi dallo spettro del comunismo e per questo ansioso di liberarsi dei fottuti residui di keynesismo compassionevole, per inoculare il liberismo hard a tutti i paesi che ancora non lo hanno sperimentato, nonostante la cura si sia dimostrata letale ovunque sia stata applicata. 
Letale per i popoli e le entità economicamente deboli, quelle dipendenti dal salario, s'intende, non certo per coloro che hanno tolto in quel modo ai deboli per arricchirsi ancora di più e che ovviamente difendono il liberismo in quanto ha fatto la loro fortuna.

Prima che qualcuno mi accusi di indivia del bene mobile ed immobile, specifico che qui non si discute il diritto alla proprietà privata ed all'arricchimento personale ed aziendale come frutto del proprio lavoro, cose che ormai si cominciano ad accettare anche a Cuba. Opporsi al  liberismo non è questo. Significa opporsi alla spoliazione sistematica di un popolo ed alla redistribuzione al contrario delle risorse dal 99% al famigerato 1%, a questa forma di neo-aristocrazia oligarchica fondata sul dio denaro. Spoliazione che sta avvenendo in Europa, ma sarebbe meglio dire nell'Eurozona, grazie alle regole finanziarie imposte dalla moneta unica, l'euro.

L'euro è stato uno strumento formidabile di asservimento dei paesi del Sud Europa al progetto liberista.  Non mi riferisco ai fantomatici piani franconazitedeschi di cui parla Barnard, ma a qualcosa di molto più banale: il primordiale istinto del pesce grosso a trovare un modo per papparsi il pesce piccolo. 
Il liberismo ha sempre occultato sotto la parola libertà la grettezza ed avidità di pochi che, in regime di deregulation totale e ripetendo il mantra che "il mercato si autoregola", hanno avuto licenza di arricchirsi in maniera quasi illimitata, fossero essi privati o multinazionali. 
Per la sua piena applicazione in Europa, in un continente fatto di tante realtà economiche diverse, come un quartiere cittadino dove convivono famiglie ricche e famiglie povere, era necessario prima creare un vincolo comune, un anello per domarli, per ghermirli ed incatenarli tutti. Poi i paesi più forti avrebbero facilmente strangolato i deboli per fagocitarli a prezzo di saldo.
Incatenarli tutti però meno i paesi che il liberismo lo avevano già sperimentato, come la Gran Bretagna. Se Albione non è nell'euro ha i suoi motivi. Uno di questi, io credo, si chiama Margaret Thatcher.

L'odioso Monti ha avuto diverse volte occasione di ammettere spudoratamente che le crisi periodiche servono, servono a piegare i paesi ad un disegno che non viene mai svelato pienamente ma che a noi pare nient'altro che di asservimento. Un piano che non prevede la democrazia come la conosciamo e il benessere per tutti. Difatti egli non dice che, dopo la cura, staremo meglio. Ci dice che dobbiamo ingoiare il veleno e basta, con il tono suadente di un Dottor Morte. Ripeto, non è niente di occulto, esoterico ed iniziatico, ma la cara vecchia politica dello squalo. Se sono così svergognati da ammetterlo, di volere tutto e di non aver paura di usare la forza per ottenerlo, in Europa dopo aver saccheggiato il resto del mondo, è perché non c'è più il muro e soprattutto le testate sovietiche a far loro soggezione. Sono in pieno delirio di onnipotenza e lì forse, per fortuna, sta il loro punto debole. 

Perché l'euro è un ottimo strumento di coercizione ma non è perfetto. Nasconde un fatale difetto di fabbricazione. Impoverendo la maggior parte dei paesi della sua area di influenza, alla fine distrugge la domanda necessaria a soddisfare l'offerta dei paesi forti. Per parlare chiaro, se proseguirà la politica deflattiva sui salari, le imprese licenzieranno e chiuderanno e lo Stato strangolerà i suoi cittadini in una sempre più stretta garrota fiscale, noi italiani ma non solo, tutti i paesi del Sud, non avremo più soldi per comperare le merci tedesche. E allora, te la saluto la Signora Merkel e i suoi compitini a casa del menga.

L'euro è un morto che cammina. Lo spread non è altro che il pagamento anticipato ai nostri creditori stranieri dei costi di uscita dall'euro. Uscita che molti vedono inevitabile, perché l'Economia l'aveva previsto, perché anche gli eurofanatici lo sanno ma finché c'è da arraffare fanno finta di niente.
Un modo per evitare, non la catastrofe fantomatica che l'Odioso & i suoi Scherani agitano sempre come spauracchio per obbligarci ad obbedire come scolaretti, ma la vera disfatta civile e democratica del nostro paese, necessita di un atto di coraggio, di un gesto quasi folle ma che potrebbe scatenare una reazione a catena in tutta Europa, spingendo altri paesi in crisi ad una salutare manovra di emulazione.

Ieri, una delle notizie più retweettate è stata quella del rifiuto dell'Europa a sobbarcarsi il costi degli aiuti all'Emilia terremotata. I TG si sono arrampicati sugli specchi dicendo che "ma no, che credete, non è così, vedrete che alla fine pagheranno". Però, per l'economia dei disastri e dello shock conseguente, lasciare una popolazione in balia del disastro economico conseguente al terremoto HA UNA SUA LOGICA. Ricordiamoci del terremoto "che non viene tutti i giorni". Quindi è giusto indignarsi e non farsi troppe illusioni sul sostegno di un Europa che sta diventando ogni giorno di più il teatro di una guerra del tutti contro tutti.
Quindi, perché rimanere in un'Europa così?
Potrebbe bastare questo pretesto per sbattere le porta, se fossimo un paese coi coglioni e non di coglioni.

Se un partito avesse la visione della situazione e volesse riempire il vuoto istituzionale attuale con una proposta concreta di riappropriazione della sovranità nazionale, uscita dall'euro e rinegoziazione di ogni trattato europeo all'insegna della vera parità tra paesi, troverebbe campo libero, non avrebbe rivali. Alle elezioni, presentandosi con un programma completamente opposto a quello sfascista di Monti, opposto ai diktat dell'Eurozona, e favorevole agli interessi veri e collettivi del paese, un partito così, espressione di tutte le forze sofferenti per colpa della crisi, senza barriere tra destra e sinistra, tra lavoratori ed imprenditori, ho paura che farebbe sfracelli, prenderebbe la maggioranza assoluta.

Questo partito per ora non esiste, perché è tutto un partito unico dell'euro, compresi i presunti volti nuovi come Grillo che, sull'argomento, furbescamente non si pronuncia. Non esiste alternativa alla cura Monti,  chiunque diventi premier, tanto meno a sinistra. Il PD addirittura obbliga chi vota alle sue primarie farsa a sottoscrivere il contratto capestro con l'Eurozona; SEL vuole cambiare l'Europa alleandosi con il PD che non la vuole cambiare.
Ecco perché forse sarebbe questo il momento per fondarlo questo partito di legittima difesa, questo tentativo di salvataggio di una nave già condannata ad un affondamento programmato.
Farlo ora, prima che qualche Grande Opportunista non si appropri, da qui alle prossime elezioni, ingannando per l'ennesima volta questo paese, dell'unico argomento vincente per comperarselo e poi distruggerlo.

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